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di Lucia Serino

Colpisce che già all’indomani del disseppellimento dei cadaveri di Luca e Marirosa (nella foto) già si sappiano, sia pure ufficiosamente, i risultati dell’autopsia con il forte sospetto della distruzione della prova principe che potrebbe confermare che si trattò di un duplice omicidio e non di un incidente. Confrontiamo quest’indagine suppletiva sul mistero di Policoro con quella su Elisa Claps: quest’ultima è caratterizzata da forti resistenze a comunicare i passi investigativi. Eppure il perito è lo stesso, il professore Introna che, con molta onestà, già al cimitero, ha anticipato le difficoltà delle analisi ammettendo di trovarsi per la prima volta ad esaminare cadaveri di tanti anni fa. Nessuno si è
permesso di dire che Introna è un venduto. Come invece è capitato al professore Pascali quando non ha trovato il Dna sul corpo di Elisa.
Eppure, mai come sulla Claps, c’erano state anticipazioni di imminenti e importanti soluzioni: iniziò il capo della polizia Manganelli, annunciando, terremoti giudiziari. Continuò lo stesso Introna affermando che “il corpo di Elisa” parla: l’ansia spasmodica di sapere ha enfatizzato cose e minimizzato particolari. Sarà perché c’è di mezzo la Chiesa? E’ onesto immaginare di sì. La polizia, carica di aspettative (quelle degli altri) e con la pesante necessità di riscattarsi degli errori del passato, ha svolto un meticoloso lavoro investigativo
arrivando però anche a grossolani errori passati in cavalleria: hanno dato addosso al Questore Panico che con l’ormai famoso paradosso degli “innocenti despistaggi” intendeva esprimere un concetto che comunque conteneva delle verità (per esempio quante volte in questi anni la polizia è andata a fare perquisizioni nella trinità senza mai salire nel sottotetto: è un depistaggio, una negligenza colposa, una dannata fatalità?) ma pochi si sono soffermati, ad esempio, sui risultati della perizia di Eva Sacchi che contiene censure all’operato degli
investigatori: la confusione sulle buste con i reperti da esaminare è stata dolosa o è frutto di una sciatteria? Probabilmente una banale confusione. E quel papocchio della conferenza stampa con il vescovo annunciata e annullata? Della madre superiora che cura don Wagno come un figlio e che poteva essere depositaria di chissà quali segreti? Proprio sul Quotidiano don Dino Lasalvia pubblicò un articolo in cui sosteneva che Elisa era salita nel sottotetto con le proprie gambe. Si scatenò il putiferio (in particolare dell’associazionismo femminile) ritenendo che quell’espressione fosse infamante. Lo stesso particolare è emerso dalla ricostruzione dei periti che hanno analizzato le impronte nel sottotetto
(del resto la logica già portava a questa conclusione) e nessuno ha fiatato. Ma a questo punto, per tornare ai fidanzatini, pur ritenendo possibile immaginare l’eliminazione di una prova, si può pensare anche a una affrettata e confusa sistemazione dei resti successiva alla prima autopsia? Poniamola come ipotesi, poco suggestiva sicuramente, ma con pari dignità rispetto a quella di un patologico depistaggio. E già che ci siamo, per chiudere con i gialli, la vicenda della piccola Ottavia di Montemurro che fine ha fatto? Se l’intuito serve a qualcosa, è molto verosimile che l’indagine morirà, dopo che è stata buttata a terra una casa, dopo che tutti i giorni la polizia si è imbarcata per la Val
d’Agri, telecamere accese, microfono ad amplificare i gemiti di un morituro. I giornalisti sanno che le notizie seguono le mode,soprattutto quelle imposte dalla tv. Il guaio è quando gli investigatori le assecondano.

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