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di ETTORE JORIO
Il federalismo fiscale è oramai giunto alla stretta finale. La definizione di quello municipale, entro il prossimo 23 gennaio, costituisce la “conditio sine qua non” della Lega per garantire prosieguo dell’attuale Governo. Se per tale data, quindi, l’esecutivo non avrà perfezionato il suo iter, confermando il testo licenziato il 3 agosto scorso, sarà aperta formalmente la crisi. Bossi si sente sicuro di portare, comunque, a casa il federalismo fiscale, a prescindere da tutto. Ciò in quanto, l’art. 3 della legge 42/09 attribuisce al Consiglio dei ministri la potestas di approvare definitivamente quanto già dallo stesso deciso in via preliminare. Lo potrà fare nell’esercizio della sua attività ordinaria, anche senza i previsti pareri parlamentari e l’intesa in conferenza unificata. Quindi anche a camere sciolte. Nel merito del provvedimento più dibattuto, che riguarda la fiscalità attribuita in favore dei Comuni, si sono registrati due eventi. Lo studio del senatore del Pd Marco Stradiotto. L’analisi dei dati ministeriali effettuata dall’Ifel, apprezzata fondazione funzionante in seno all’Anci. Entrambi hanno attratto l’interesse dei media e hanno preoccupato non poco. Il tutto per una errata lettura dei dati. Le due ricerche presentano, infatti, nelle conclusioni cui sono pervenuti, evidenti segni di trascuratezza. Sarebbe bastato opporre all’esito delle ricerche semplicemente la lettera della norma ordinaria, vigente oramai da oltre ventuno mesi. Questo perché il parlamentare Stradiotto e in parte l’Ifel non hanno affatto tenuto conto di quanto stabilito dalla legge delega n. 42/09 e dal d.lgs. 216/10, ma soprattutto della perequazione. Quello strumento che garantirà ai Comuni, indipendentemente dall’entità del loro prelievo fiscale, le risorse necessarie al loro funzionamento. A nulla sono valse, pertanto, le frequenti comparazioni tra quanto introitabile in meno con il nuovo sistema dai Comuni rispetto agli aboliti trasferimenti statali da tempo in godimento agli stessi. Ebbene, da questa vicenda è emerso un grave difetto della politica, anche di quella più rappresentativa, che continua nel suo irresponsabile esercizio di disaminare gli eventi senza neppure conoscerli, persino quelli vitali per il futuro della collettività. E’ quanto sta succedendo in Calabria sul federalismo fiscale, nei confronti del quale vegeta l’assoluta ignoranza. Ci si preoccupa di urlare all’untore, generando allarmismo, a prescindere. Perché fa chic e produce consenso allarmare, piuttosto che proporre il cambiamento, irto di ostacoli ma irrinunciabile. Lo si preferisce perché si è ben consapevoli di non essere in grado ovvero di non volere passare la mano ad una classe dirigente che dimostri di essere finalmente capace. Ad elaborare un progetto complessivo di sviluppo della nostra regione e a governare la spesa, svanita nel nulla, senza aver prodotto in termini di servizi accettabili, di infrastrutture e di occupazione. Cosa succederà ai comuni con il provvedimento attuativo in itinere? Sono verosimili le preoccupazioni venute fuori a seguito dello “studio Stradiotto? Certamente, il federalismo fiscale cambierà le regole ed esigerà una diversa classe dirigente di quella già insediatasi nelle istituzioni calabresi. Occorre però scandire le informazioni necessarie. Ciò allo scopo di rendere consapevoli i cittadini del contenuto di quel progetto politico che ha portato il centrodestra ad attuare nel 2009, con l’astensione del centrosinistra, quanto deciso da quest’ultimo con la riforma costituzionale del 2001. Ebbene, i Comuni continueranno a percepire quanto hanno ricevuto sino ad oggi, al netto dell’abolizione dell’Ici e dei tagli decisi nella “Manovra estiva”. Questo avverrà sino al 2014, in quanto tutti gli incassi fiscali dei Comuni, cui ha fatto riferimento il sen. Stradiotto, confluiranno direttamente nel cosiddetto “Fondo sperimentale di riequilibrio” e da qui ridistribuiti alle amministrazioni comunali sulla base dei fabbisogni standardizzati. Una diversa situazione verrà a crearsi, invece, successivamente con l’introduzione a regime dell’imposta municipale unica, propria e facoltativa. Ma quella è tutta un’altra cosa.

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