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Il dirigente della Uil ha spiegato che, alla fine dello scorso anno, i detenuti erano a Potenza, Melfi e Matera in totale 618 (582 uomini e 36 donne), con una ”media dell’indice di sovraffollamento regionale pari al 51,5 per cento”.

Nel sottolineare che “il 2011 penitenziario si apre esattamente come si e’ chiuso il 2010, infatti, dobbiamo già registrare tre morti per cause naturali a Lecce, Frosinone e Livorno (ma probabilmente correlate allo stato detentivo), un suicidio all’Opg di Aversa il 4 gennaio e diversi momenti di violenza con la rissa di Porto Azzurro a fare da capofila”, Sarno aggiunge che “è necessario adoperarsi perche’ si affermi una coscienza sociale rispetto al dramma penitenziario che, in tutta evidenza, non trova sufficiente attenzione da parte della quasi totalita’ del ceto politico, sempre piu’ insensibile e distante verso una delle piu’ drammatiche questioni sociali del Paese.

Ben vengano dunque iniziative di Regioni e Province e soprattutto proposte di realizzare progetti sperimentali a Potenza di prevenzione e presa in carico del rischio autolesivo e suicidiario oltre che per affrontare il grave stress del personale penitenziario e problematiche psicologiche delle famiglie dei detenuti. Anzi è proprio su questi aspetti che va concentrata l’attenzione delle Regioni in sostituzione dell’assenza di azioni del Ministero e del Governo che non investono un euro. In ogni caso, consapevoli che lo straordinario impegno e l’elevata professionalità di tutti gli operatori penitenziari hanno impedito il definitivo collasso del sistema, non perdiamo la speranza che prima o poi i politici, Alfano in testa, possano decidere di impegnarsi seriamente alla ricerca delle soluzioni…. Semmai in prossimità di qualche campagna elettorale”.

Il futuro, dunque, preoccupa e non poco la UIil dei baschi azzurri, che “è pronta alla mobilitazione”. Il personale è stanco e sfiduciato, allo stremo delle energie psico-fisiche. Nelle sezioni detentive il rapporto è un agente contro un centinaio di detenuti. Le traduzioni sono sistematicamente effettuate con scorte sottodimensionate. A rendere più difficile la situazione concorre anche la determinazione di alcuni dirigenti di non attenersi ad un modello di relazioni sindacali corrette”.

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