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La domanda ricorrente nel corso dei funerali per l’ultimo saluto a Giuseppe Sorgonà, un ragazzo di 24 anni che è stato ucciso è stata “perché?”.
Ieri pomeriggio a Mosorrofa centinaia di persone hanno accompagnato la bara di Giuseppe Sorgonà. C’era l’intero paese a farsi questa domanda nella chiesa di San Demetrio e più volte l’ha ripetuta il parroco don Mimmo La Bella.
Una comunità «ferita e attonita»: gli amici, i parenti, i colleghi e tanta gente comune hanno seguito la bara coperta di fiori bianchi che dal civico 133 di via Demetrio Cozzupoli ha raggiunto la chiesa del paese.
C’era anche l’intera sua famiglia, compresa la giovane madre del piccolo che stava seduto accanto a lui quando i killer sono entrati in azione venerdì sera in via De Nava. In cima alla collina su cui si arrocca Mosorrofa per quegli assassini c’è solo una parola: “Bestie”. Animali, «a cui – dice don Mimmo durante l’omelia – Dio chiederà conto, così come fece con Caino quando uccise Abele».
Solo dolore per un ragazzo, Giuseppe, che proveniva da una famiglia perbene ed il parroco nella sua omelia infatti sottolinea: «non so neppure cosa dire».
«Giuseppe – ha detto il prelato – ha dato un esempio di quello che era con la rettitudine dei comportamenti che hanno contraddistinto la sua breve vita. Lui porta in dote da Dio l’orgoglio di aver vissuto bene la sua esistenza terrena».

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