X
<
>

Condividi:
4 minuti per la lettura

Nere e dense nuove nubi occupano il cielo di Potenza sull’accertamento delle verità rispetto all’omicidio Claps dopo la perquisizione disposta dalla procura di Salerno nei confronti di un giornalista che ha pubblicato un’informativa della squadra mobile di Potenza risalente al 2008. Per principio, e non per corporazione, non è buona pratica rovistare tra gli archivi e nelle case dei cronisti. Nel gioco delle parti è diritto, e a mio parere dovere del giornalista, violare censure ma anche segreto istruttorio quando si assume la convinzione che vadano scavalcate.
La Procura di Salerno ha ritenuto opportuno intervenire, come codice consente, per accertare la responsabilità di chi ha permesso la violazione di quel segreto. Il giornalista ha firmato i suoi articoli ed ha anche scritto un editoriale dove ha indicato chi ha ignorato l’informativa redatta dalla squadra mobile di Potenza. Noi non sappiamo se l’apertura di un fascicolo sia nata da una denuncia di parte su chi lamenta una pubblicazione di atti secretati (potrebbe per esempio essere stata un’iniziativa della difesa di Danilo Restivo) oppure se autonomamente la procura di Salerno abbia deciso di bloccare la fuga di notizie. Ed è qui che verte uno dei centri di gravità permanente dell’ultimo capitolo dell’affaire Claps. Chi fornisce una notizia, qualunque essa sia, ha un interesse a che venga divulgata. Ancor di più se segreta nei faldoni del magistrato. Inquietante se riguarda l’omicidio impunito di una ragazzina ritrovata cadavere dopo 17 anni e che attende ancora degna sepoltura.

Difficile fornire un identikit preciso di una fonte interessata. Intravediamo un contesto piuttosto torbido, Che inquieta e turba. Dobbiamo tornare ad annusare un vento forte tra Salerno e Potenza? Tra squadra mobile e procura salernitana come ci siamo già permessi di annotare rispetto alle rivelazioni di collaboratori di giustizia che hanno parlato dell’omicidio Gianfredi? Nella stretta e analitica esegesi delle notizie secretate pubblicate cosa si apprende? Che la squadra mobile aveva raccolto ulteriori gravi indizi nei confronti di Danilo Restivo. In un corsivo pubblicato il giorno precedente alla perquisizione, Fabio Amendolara ha scritto: “cosa altro doveva esserci per ottenere un arresto?”. Alla tesi del collega ci permettiamo di obiettare che all’epoca dei fatti non esisteva ancora il cadavere di Elisa Claps. Ma non è questo il problema. Il problema è capire se la procura di Salerno si sia sentita sfidata nel suo operato o su qualcosa d’indicibile che noi purtroppo al momento non conosciamo. Oppure chi era in grado di avere i documenti a Potenza li ha fatti arrivare in mano (sono tante le vie per farlo) ad un giornalista per difendere il buon operato degli investigatori locali che in 17 anni insieme ad altri non hanno mai guardato nel sottotetto della Trinità?

A rendere più complessa la vicenda ci ha pensato ieri il leader locale di Libera, don Marcello Cozzi (in foto), che al di là della vicenda delle perquisizione ha posto in particolare un inquietante interrogativo sulla vicenda. Il sacerdote che conosce ogni meandro della questione sottolinea la stranezza del fatto che “la salma della povera Elisa viene proprio ritrovata il 17 marzo che guarda caso è il giorno in cui per la partecipazione ad un concorso risulta assente da Potenza per tutta la giornata, e irreperibile sul suo telefono anche da parte dei suoi stessi colleghi, la Dirigente della Squadra Mobile, la responsabile – cioè – di quel pool che aveva redatto quella dettagliata relazione. Solo una coincidenza? Probabilmente sì, ma si sa, questa storia è piena zeppa di “innocenti coincidenze”. Chi scrive queste frasi ha autorevolezza e non cita questo episodio per caso.
Quindi dobbiamo capire che il ritrovamento del 17 marzo è avvenuto quel giorno perché chi veramente ha lavorato in questi anni all’accertamento della verità mai avrebbe coperto il rinvenimento per caso e che poi abbiamo scoperto essere quasi certamente avvenuto prima con coinvolgimento di donne di pulizie, sacerdoti e forse anche qualche prelato? La denuncia di don Cozzi è molto grave e intacca l’onorabilità dei colleghi della Strappato e di chi ha fatto i rilievi del 17 marzo compresi i magistrati di Salerno.
Abbiamo letto il testo del comunicato di Libera alla dottoressa Strappato che ligia al suo mandato non ha inteso commentare le segnanti affermazione ma abbiamo colto una sincera disapprovazione per quanto scritto e sostenuto. Tra l’altro il capo della squadra mobile la sera del 17 marzo si è precipitata a Potenza quando è stata informata del ritrovamento e subito si è tuffata nel suo mestiere.
Mentre si aspettano nuovi esiti dalle indagini, nel momento che ancora atti non sono conosciuti dagli avvocati, con un funerale ancora da celebrare a dieci mesi del ritrovamento della salma di Elisa, i dubbi e “gli innocenti depistaggi” proseguono creando sconcerto verso un’opinione pubblica disorientata. Il giornalista indagato è solo il dito che indica la luna. Una luna oscurata dall’eclisse del diritto e della verità.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE