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L’ultima vicenda in ordine di tempo – ricorda Lapenna – è la soppressione della fermata di Albano di Lucania, che consentiva agli operai della zona, oltre quelli del circondario, provenienti da Calvello, Laurenzana e Corleto, di usufruire più agevolmente del trasporto pubblico per raggiungere il posto di lavoro.

La provincia di Potenza aveva anche effettuato dei lavori in prossimità della fermata per consentire più facilmente le manovre dei pullman. Ma, a seguito di una serie di lamentele, di disagi rilevati e di rimpalli di responsabilità tra la provincia di Matera e quella di Potenza, il servizio è stato soppresso e chi ci ha rimesso, ovviamente sono i lavoratori. È ora di finirla con il politichese – sottolinea Lapenna – , perché ai cittadini poco importa di chi siano le competenze o le responsabilità, ciò è compito di un’amministrazione pubblica che deve essere capace di gestire al meglio i propri compiti e le proprie competenze, per offrire ai suoi cittadini servizi efficienti. È necessario – conclude Lapenna – il ripristino immediato del servizio di fermata anche da Albano di Lucania, senza i viaggi calvario, ma garantendo un trasporto confortevole, per tutelare i diritti dei lavoratori, evitando di alimentare una guerra tra poveri.

La situazione è davvero paradossale – sostiene Lapenna – poiché il massimo Ente istituzionale non rispetta alcune normative in materia di sicurezza dei lavoratori. Infatti, vengono segnalate alcune irregolarità da parte dei dipendenti, come ad esempio la situazione di non corretta tenuta e pulizia dei locali e il non rispetto delle norme di sicurezza e sanitarie. Spesso, infatti nella struttura vengono rinvenuti ‘ospiti non desiderati’ quali insetti e animali. Inoltre – aggiunge – nelle singole stanze degli uffici sono collocate un numero di persone non conforme a quello previsto dalle norme sulla sicurezza. Nonostante tutte queste difficoltà, anche in tempi di austerità della spesa pubblica, la Regione ricorre con troppa disinvoltura all’uso di consulenti esterni e di precari a danno dei dipendenti della struttura che vengono spesso mortificati nelle loro competenze e funzioni.

E’ necessario oggi – a parere dell’esponente del Pps – che il Governo regionale garantisca e rispetti innanzitutto le norme vigenti sulla tutela dei lavoratori, che metta in campo le misure necessarie per regolamentare tutto il precariato e, soprattutto, vigili in maniera costante sull’effettività delle prestazioni di consulenza erogate, in particolare, in ordine alla rispondenza dei requisiti dei soggetti incaricati rispetto alle materie in cui si richiede il loro apporto professionale. Ciò al fine di consentire un utilizzo del ricorso alle consulenze esterne solo come uno strumento straordinario per rispondere alla richiesta di professionalità specifiche da parte dell’Amministrazione. Allo stesso tempo, occorre valorizzare le professionalità interne o ricorrere alla formazione del personale regionale affinché possa svolgere nella maniera più efficiente ed efficace le proprie funzioni.

E’ opportuno – conclude Lapenna – una valorizzazione delle risorse umane che prestano la propria attività lavorativa nell’Ente regionale rispettando le norme in materia, in secondo luogo è necessaria una valutazione trasparente di ciò che serve e di ciò che invece è superfluo, solo in questo modo si possono eliminare sprechi e doppioni e ricorrere alle professionalità esterne solo quando possono concretamente determinare un reale e comprovato arricchimento per la macchina amministrativa regionale.

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