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MELFI – Non sarà l¹udienza definitiva quella di questa mattina della causa civile in corso per il reintegro degli operai licenziati alla Sata di Melfi. Ma il clima è comunque di grande attesa. E non solo perché dopo il voto di Mirafiori questa sarà una delle prime ³uscite² del segretario nazionale della Fiom, Maurizio Landini. Ma soprattutto perché, in concomitanza con il presidio dei lavoratori che si terrà davanti al Palazzo di giustizia di Melfi, i tre operai Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli (nella foto)hanno annunciato una conferenza stampa durante la quale verranno forniti i dettagli di nuovi elementi emersi (anticipati da Il Quotidiano), utili alla ricostruzione dei fatti di quella notte, che costarono il posto di lavoro ai tre operai. Registrazioni di conversazioni telefoniche ed sms che verranno presentate nei ricorsi individuali che Barozzino, Lamorte e Pignatelli presenteranno in tribunale questa mattina. Il materiale verrà consegnato anche alla Procura della Repubblica di Melfi dove è in corso il procedimento intrapreso da Fiat contro i tre, accusati di ³turbativa dell¹attività industriale e violenza privata².

Dalle registrazioni delle conversazioni telefoniche in questione di uno tre operai con alcuni delegati di fabbrica emergerebbero versioni di quanto accaduto nella notte tra il 6 e il 7 luglio differenti da quelle che gli stessi delegati hanno testimoniato nelle precedenti udienze. E che proverebbero una premeditazione dei licenziamenti dei tre, due delegati e un semplice iscritto alla Fiom. In particolare ci sarebbero le registrazioni di alcuni rappresentanti della Fismic – il sindacato che ha testimoniato a favore dell¹azienda – che successivamente avrebbero parlato di ³pulizia etnica² e di ³ volontà di fare la vasca (fare la festa ndr)² a tre in questione. E ancora un messaggio inviato a Giovanni Barozzino, (il delegato sindacale Fiom più votato nelle ultime elezioni per il rinnovo della rsu) quaranta giorni prima i fatti di quella notte.

Nel testo, un avvertimento: stare attento al gestore operativo, non rimanere solo con lui, perché male intenzionato. Lo stesso gestore operativo che quella notte adottò la misura di sospensione dei tre lavoratori. «Questo proverebbe – spiega il legale della Fiom, Lina Grosso – che quei licenziamenti non sono arrivati a caso ma che ci sarebbe stata una volontà preordinata». Il che andrebbe a sostegno delle tesi che la Fiom sostiene dall¹inizio.

La cosiddetta versione dei ³due tempi²: una prima fase in cui una ottantina di delegati, insieme, hanno scioperato in corteo all¹interno del reparto e la seconda in cui il provvedimento del gestore operativo colpisce i tre lavoratori tutti della Fiom. Per il sindacato, che ricorda come nello stesso periodo i colleghi Fiom di altri stabilimenti Fiat venivano colpiti da provvedimenti di questo genere, non si tratta solo di una coincidenza. «C¹era la volontà di colpire i metalmeccanici della Cgil».

Fatti che presto saranno all¹attenzione del giudice del lavoro del sostituto procuratore di Melfi che ne daranno la loro valutazione. Oggi, invece, toccherà al giudice Palma che ascolterà sei testimoni: due della Fiom e quattro capi reparto aziendali. In concomitanza davanti al palazzo di giustizia si terrà un presidio dei lavoratori.

Mariateresa Labanca

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