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POTENZA – Alla fine è apparsa la famiglia dello statista. Loro che per una vita intera sono sempre rimasti all’ombra dello statista ieri sono diventati i protagonisti (veri) dell’ultimo saluto della città di Potenza a uno dei suoi più illustri cittadini. Perchè per tutta una vita Emilio Colombo è stato uomo di Stato, parlamentare lucano, politico popolare. Nel momento della morte è invece tornato a essere fratello, cugino, zio.

La realtà si è palesata quando alla fine della celebrazione funebre ha preso la parola per ultima una delle pronipoti del senatore a vita. E ha parlato dei pranzi della domenica «a cui zio non voleva mai rinunciare». Dell’interessamento delle zio Emilio alle carriere e ai sogni dei nipoti «si informava e voleva sapere tutto». E’ emersa la figura umana di Emilio Colombo. Non il politico a cui in tanti nella chiesa del Duomo per una vita hanno guardato come all’esempio da emulare o a cui ispirarsi per le proprie carriere alla Regione, al Comune o in Parlamento.

E il lungo applauso tributato alla pronipote di Emilio Colombo è stato il riconoscimento conclusivo, l’ultimo saluto all’uomo.

Per il resto è stato l’ultimo omaggio al senatore a vita. E tutto il rituale è stato quello che ci aspettava da un funerale di “Stato”. La messa è stata presieduta dall’arcivescovo metropolita di Potenza, monsignor Agostino Superbo. Insieme a lui sull’altare c’erano 17 preti. La messa poi è stata accompagnata dal coro che in alcuni momenti ha “emozionato”.

Ovviamente non si contavano i politici. C’erano tutti. Del Pd e di tutte le forze politiche. La gran parte erano però politici di un’altra epoca. Quelli che hanno vissuto con Emilio Colombo gli anni d’odo della Dc di Basilicata. La celebrazione è iniziata poco prima di mezzogiorno. La bara dell’ex presidente del Consiglio dei ministri è giunta nella Cattedrale di Potenza portata a spalla per un tratto da alcuni parlamentari ed ex parlamentari lucani, fra due ali di folla che l’hanno applaudita durante il percorso.

Non c’era la folla che ci si poteva aspettare. Anche la chiesa era piena ma non stracolma.

Per quanto riguarda l’omelia durante la messa monsignor Superbo ha parlato «dell’’uomo giusto», come viene visto nella Bibbia e come deve essere quando opera nel mondo politico.

Al termine della celebrazione, è stato riletto il messaggio inviato alla famiglia dal Papa, attraverso la Segreteria di Stato Vaticana. Poi la figura e l’opera di Colombo sono state ricordate dal sindaco di Potenza, Vito Santarsiero – che gli si è rivolto dandogli del “voi” – e dal presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, che ha parlato della “simbiosi fra Basilicata e Colombo”.

In particolare il  sindaco di Potenza, Vito Santarsiero, ha invece spiegato che «la città perde il suo figlio illustre, l’insigne politico e l’insigne statista che non rinunciò a servirla direttamente allorquando il 14 Giugno 1952 accettò la carica di sindaco: un legame, quello con la città natale, indissolubile e mai venuto meno anche nei momenti dei più gravosi e prestigiosi incarichi nazionali ed europei». Particolarmente incisivo è stato quindi l’intervento finale dell’arcivescovo monsignor Agostino Superbo che nell’omelia era rimasto nei cardini del rito religioso senza “volare alto” ma solo ringraziando i tanti presenti e tutte le istituzioni e spiegando la parola di Dio.

Prima di chiudere monsignor Superbo rivolgendosi al defunto, ha chiesto di pregare per la Basilicata «soprattutto per i giovani e per il loro futurò» ricordando poi la figura del ragazzo potentino morto nei giorni scorsi a Caserta in un incidente sul lavoro.

L’arcivescovo ha anche ricordato l’Università della Basilicata, come orgoglio di Emilio Colombo.

s.santoro@luedi.it

 

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