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UNA discussione che non si vuole placare e che continua ad essere particolarmente intensa. E’ quella che riguarda il futuro dei contenitori culturali della città, la necessità di un teatro nuovo, la possibilità di recuperare quelli già esistenti, la volontà di avviare investimenti sulle strutture che già ci sono o piuttosto la possibilità di un nuovo mega investimento che possa essere simbolo dei sussulti culturali della città. Su questi argomenti si è sviluppata, (con lati e bassi, con periodi di intensa attività e altri nei quali l’argomento è passato in secondo piano), la questione della presenza di strutture cittadine nuove o da riqualificare. A ritornare in queste ore sulla questione attestando la propria attenzione sul futuro del cineteatro Duni è l’architetto Lugii Acito che sottolinea la necessità, in una formula e modalità da individuare di intervenire per recuperare e migliorare il teatro che nel 2019 compirà i 70 anni di vita e di storia.
«Il Cinema-teatro “Duni” è la più prestigiosa opera di architettura moderna della città.
E’ un’opera il cui valore è riconosciuto oltre i confini nazionali» ricorda Acito.
«Fu progettato nel 1946 dall’architetto materano Ettore Stella e venne inaugurato il 26 marzo 1949 tra lo stupore e l’ammirazione dei cittadini materani, quegli stessi abitanti dei poveri e miseri ambienti dei Sassi a cui Stella volle offrire questo straordinario ambiente moderno e raffinato confidando nel ruolo educativo della buona architettura.
Con la sua realizzazione si compie nell’architettura pubblica di Matera una vera e propria svolta perché in esso si fondono, con esiti felici, investimento economico, scelta del progettista, impiego di nuove tecniche costruttive e di nuovi materiali, esprimendo “una condizione civica” assolutamente nuova, in quegli anni del dopoguerra, per la città; una condizione di forte identificazione tra oggetto architettonico e comunità.
In 65 anni di vita ha assolto ininterrottamente alla propria funzione, alternando periodi di piena attività con altri di estrema crisi; nel 1984 una sua possibile dismissione, in periodo di grande difficoltà nel settore cinematografico, fu scongiurata grazie all’appello di un gruppo di cittadini.
Oggi una nuova strisciante crisi minaccia nuovamente la struttura e il suo futuro.
Dunque, dobbiamo occuparcene, e qualsiasi considerazione sulla necessità di dotare la città di un teatro nuovo, non può prescindere dal dovere e dall’urgenza di salvare il Duni».
E’ questo nei fatti il principale messaggio che Acito manda cioè “salvare il Duni” che «può assolvere dignitosamente alla funzione di un teatro di prosa, oltre che di cinema.
Ma è necessario adeguare e aggiornare alcune parti dell’organismo senza snaturare la sua configurazione spaziale e architettonica.
E’ urgente intervenire su alcuni aspetti tecnologici, sulla dotazione scenica, sull’impiantistica, migliorando la sostenibilità complessiva, ampliando la dotazione dei servizi per gli attori e gli spettatori riqualificando la grande sala e gli accessi dall’esterno per aumentarne l’attrattività. Interventi di puro restauro e di ammodernamento così come si fa per qualsiasi edificio storico che si vuole conservare nell’originaria destinazione d’uso.
Un documento così importante della città, anche se privato, appartiene all’intera comunità e questa ha il dovere di occuparsene, salvaguardandone l’architettura e la funzione di luogo per lo spettacolo e la cultura.
Per Matera, città che sulle politiche di rigenerazione urbana e di tutela del proprio patrimonio architettonico ha costruito il percorso culturale che l’ha portata alla designazione di Capitale della Cultura Europea 2019, è una scelta obbligata.
Nello specifico, le soluzioni non mancano: dall’azionariato popolare, attraverso Buoni Ordinari Comunali (BOC), alla costituzione di una società pubblico-privata, al progetto di finanza.
Il Mercadante di Altamura, appena restaurato dopo anni di oblio, insegna.
Una Capitale della Cultura non può ignorare questo monumento della modernità, deve al contrario mettere in mostra i propri gioielli che in questa città, fortunatamente, non sono soltanto i Sassi.
Nel 2019 il “Duni” compirà 70 anni e dunque il vincolo monumentale scatterà per legge: facciamolo arrivare a quella data in buona salute e dimostriamo al mondo che sappiamo tutelare anche le opere di “architettura moderna».

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