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LA PAESOLOGIA ha costruito anche una casa. Anzi, ha fatto un’altra comunità provvisoria. Da dove annuncia la sua Festa d’Inverno. Da oggi al 22 febbraio, infatti, nella piccina dimensione avellinese di Trevico, nella nuova “resilienza” chiamata Casa della Paesologia dall’Associazione Comunità Provvisorie – coordinata dal poeta e scrittore Franco Arminio -, si svolgerà una manifestazione che per certi versi somiglierà molto alla Luna e i Calanchi (evento già sperimentato ad Aliano); ma, intanto, questo spazio nato da qualche mese cosa contiene? cosa inventa? «L’Associazione Comunità Provvisorie – facciamo rispondere direttamente alla presentazione dell’ideatore di tutto, Arminio – promuove e sperimenta pratiche di paesologia. In particolare promuove nuove e libere forme di vita e aggregazione nei paesi, con più amorosa attenzione verso quelli più piccoli, isolati e poco frequentati. La Casa della Paesologia è un esperimento culturale. Intanto il primo giorno sarà battezzato dal concerto di Carmine Osanna, poi “Cerimonia dei sensi con letture e canti” e Livio Borriello e il nostro Alfonso Guida con l’appuntamento per poesia e il teatro. Domani innanzitutto si viaggia per Zungoli. A continuare, passaggio a Casa Scola coi rodati Parlamenti sulla Mappa dell’Italia interna. E infine Franco Arminio con Guida faranno un dialogo sul tema “Il nostro cuore messo a nudo.” Sabato, prima altri parlamenti da Casa Scola, a continuare viaggio a Sant’Agata di Puglia, poi ancora il teatro dell’altro nostro artista, Ulderico Pesce che “Racconta Rocco Scotellaro, il sindaco contadino”. Infine, domenica Parlmenti Comunitari e Cerimonia dei Sensi ma a pranzo. Approfittando delle circostanze, è utile e bello anticipare quel che Arminio ha scritto per un volume che sarà in libreria ad aprile, un testo per il saggista e fraterno amico Piero Bevilacqua. Con il quale il paesologo spiega, se ce ne fosse bisogno, altro senso delle sue proposte. “Che cos’è la paesologia? Guardare col corpo, scrivere col corpo, amare col corpo, lottare col corpo, parlare col corpo, dormire col corpo, sognare col corpo, morire col corpo. La paesologia è stare in un lieve e perenne spavento, ma è anche una contentezza, si può sentire la meraviglia delle cose usuali; ogni giornata è un capitolo dell’infinito, ci può essere beatitudine anche nella desolazione. Nell’Italia di oggi essere paesologi significa dare valore ad alcune cose piuttosto che ad altre: la percezione piuttosto che l’opinione, il dettaglio piuttosto che l’astrazione, la fragilità piuttosto che l’arroganza. Non è una disciplina scientifica, ma emotiva, una postura che guarda il mondo dall’altezza del cane, uno sguardo che non ha paura di svelare le proprie incertezze, le proprie ossessioni, un egocentrismo che sa ascoltare. (…) La paesologia è un’obiezione, è un lavorare sull’orlo, sui margini poco battuti. Il paesologo è un mistico della vita ordinaria. La casa della paesologia di Trevico è un luogo di avventure dello spirito, una piccola arca contro la miseria spirituale dilagante. Anche la casa della paesologia un giorno non ci sarà più e la cosa non ci dà nessun problema. Siamo partiti dall’idea che sarà un fallimento, un altro fallimento, ma ci sono discrete possibilità che sia un fallimento più lieto di altri, un fallimento democratico, corale. Ci battiamo per il ripopolamento dell’Italia interna. La casa della paesologia vuole fare la mappa dell’Italia interna, utilizzando scrittura, video, foto, canti e musiche. Non è una mappa solo dell’Appennino. Interne sono anche le Alpi non turistiche. E interne possono essere anche certe isole. La mappa dell’Italia interna è il piacere di far vedere certi paesi, certe chiese, certi castelli, ma anche strade anonime, piazzette abbandonate. Facciamo la mappa dei luoghi che ancora non hanno parlato».

 

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