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ROMA- “Unadiecimilalire” opera prima del regista Luciano Luminelli, è stata finalmente portata in visione sul grande schermo. Il film è stato tenuto a battesimo nello storico Teatro Adriano di Roma, alla presenza di importanti firme del cinema italiano, addetti ai lavori, cast e della produzione. Per la Basilicata, spicca la presenza del direttore della Lucana Film Commission, Paride Leporace. La pellicola, è stata vista per la prima volta da un pubblico numeroso, circa cinquecento i presenti con la sala gremita di personalità del mondo del cinema e dello spettacolo. Per oltre cento minuti i presenti sono rimasti incollati alle poltroncine a guardare una storia d’altri tempi. Il film sembra essere davvero piaciuto: «Un mondo che non c’è più»- questo è il commento più frequente- «quella gente si aiutava, e si amavano davvero avevano come punto di riferimento, i valori della vita». La pellicola racconta una storia di emigrazione, che esprime attraverso gli ambienti, le scenografie – ed il numeroso cast di attori impiegati dal regista- sofferenze, amori, successi ed insuccessi, tutti aspetti che confliggono con evidenza con il mondo odierno, sempre più distante da quella scala di valori. «Stiamo fornendo assistenza a questa significativa esperienza di produzione audiovisiva del nostro territorio – ha detto dal palco Paride Leporace della Lfc- che incrocia professionalità romane con quelle lucane. Ci stiamo adoperando per far conoscere “Unadiecimilalire” al mercato di Cannes in modo da poterlo far fruire ad un pubblico televisivo. Ringrazio i volontari e gli investitori lucani che hanno permesso a Luciano Luminelli di realizzare questa opera che aumenta la narrazione visiva di Irsina e di Matera». Del film ha parlato anche il noto produttore Antonio Avati: «Un film molto sentito, girato col cuore e tanta passione – dice al Quotidiano del Sud- una grande prova di gradimento, coraggio e sincerità verso il territorio, i volti la storia ne sono la firma». Al produttore abbiamo chiesto se avesse colto qualche punto debole all’interno della pellicola: «I film sono del pubblico – spiega Avati – non sempre la professionalità è priorità, per raccontare una storia, qualcosa si può sicuramente concedere e il pubblico nemmeno lo percepisce». Abbiamo chiesto ad Avati, se in questa pellicola ha ritrovato qualcosa dell’ allievo che si ispira al maestro. Un dubbio subito fugato: «Io penso che da questo film sia molto più ispirato allo stile Tornatore che a quello Avati- la risposta- l’amore per i personaggi e la terra si identificano di più nello stile Tornatore, gli esempi li troviamo in pellicole come “Nuovo Cinema Paradiso” e “L’uomo delle Stelle”.

Alla luce del “prodotto finale, diventa stimolante anche per voi tornare al Sud per raccontare un’altra storia di Sud?

«Nel sud ci siamo stati diverse volte, l’ultima nostra produzione è stata realizzata in Puglia, e a breve scenderemo ancora più a sud della Basilicata per arrivare in Calabria, dove racconteremo una storia d’amore tra una ragazza che si innamora di un extracomunitario. Al momento siamo impegnati nella realizzazione di un docufilm, in collaborazione con le Ferrovie dello Stato, un lavoro interessante: ci saranno a disposizione diverse carrozze, ed in ognuna si racconteranno dieci anni della storia italiana, cento anni vissuti a bordo di un ETR 1000».

Cosa pensate del ruolo delle film commission?

«Le film commission non sono tutte uguali – afferma Antonio Avati – in alcune Regioni, le abbiamo trovate deludenti, mentre in altre, al contrario, assolutamente concrete e determinanti, precise nel rispettare gli impegni, un vero motore per le produzioni cinematografiche».
Nel salutare uno dei maestri del cinema italiano, suffragati dal suo giudizio positivo sul lavoro svolto dal regista Luciano Luminelli, riuscito con il suo prezioso lavoro a dare un volto e un anima al territorio lucano; abbiamo rivolto ad Antonio Avati l’invito di venire a Matera, per assistere insieme alla prima visione lucana di “Unadiecimilalire”.

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