X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

POTENZA – «Non c’è un bene che non sia anche un male possibile e reale. Non c’è verità senza falsità. Non c’è vita senza morte». E’ una citazione di Martin Heidegger che comparirà nel film “La sorpresa” (produzione Movie Factory) e secondo il suo regista Ivan Polidoro, rappresenta la sintesi estrema di questa pellicola. Il film si sta girando in questi giorni a Potenza a partire da ieri ed è finanziato dalla Lucana film commission attraverso il Bando alla Crisi. Ivan Polidoro, prima di cominciare le riprese che si prevedono per quattro settimane, si concede ad alcune domande per il Quotidiano del sud.

Ivan, “La sorpresa” è il suo secondo film e porterà a Potenza una vicenda “difficile”. Che tipo di rapporti familiari saranno raccontati da questa pellicola?

«C’è un rapporto di amore ma anche di incomprensione. All’interno di questa famiglia c’è una madre morta annegata praticamente suicida nel Pantano, dove era stata accompagnata dal marito. Quest’ultimo poi chiederà alla figlia di aiutarlo a morire. Si rivelerà solo alla fine un grandissimo amore da parte del padre verso sua moglie ma a questo non corrisponderà il rinascere di un rapporto tra padre e figlia».

La figlia Adriana si “ritrova” non pronta a dover accudire il padre…

«Esatto. Subentrerà poi un altro personaggio, Rocco un’infermiere coetaneo di Adriana. Lui è capace di dare affetto, attenzione e sostegno. Adriana troverà in questi frangenti la sua soluzione, la sua consacrazione, si lancerà verso il mondo adulto con scelte forti».

I tecnici e il cast di attori sono praticamente tutti lucani, i protagonisti addirittura proprio di Potenza. Come si muove questa storia nella “lucanità” dei suoi attori?

«Intanto è stata l’occasione buona per lavorare con non-attori professionisti. La tematica forte di questo film viene alleggerita da questa “paciosità” che sta nel dialetto lucano. Adriana Caggiano (campionessa regionale 2013 di arrampicata sportiva) la protagonista, mi è piaciuta subito molto. Ho visto questa ragazzina animaletto, sperduta, acerba e sono andato a calzare il film su di lei. Mi hanno colpito anche tutti gli altri attori lucani tra questi i protagonisti: Mario Ierace (il padre, membro de “La ricotta”), Rocco Fasano e Anna Celeste Cuppone».

A proposito di questo, Veronesi disse che Potenza era tra le città più brutte d’Italia, in effetti non è certo un modello di urbanistica né dotata di paesaggi indimenticabili. Quando conta la “bruttezza”, le “spigolature” di Potenza nella storia che racconta?

«La durezza del luogo, anche il freddo stesso della città è inserito in tutto il racconto. Il cemento all’improvviso, le strade isolate, i volti di questa città contano moltissimo, è fondante. C’è una scena che gireremo al Rossellino, in cui Adriana passeggia e vicino al verde si vede tutto il panorama di Potenza, in tutta la sua “bruttezza”: c’è Potenza con i sui palazzoni e una periferia dall’architettura devastata. Gireremo anche a Bucaletto, è un posto cinematograficamente fantastico e pregnante».

Un po’ come la periferia romana per Pasolini…

«Certo un po’ come le facce e le periferie di Pasolini. Le facce, la città, la cadenza nel linguaggio aiutano al storia, la portano ad essere meno letteraria e più vera».

Concludiamo. Cosa è per lei la Bellezza?

«La Bellezza è ovvio che è qualcosa di personale ma è altrettanto ovvio che bisogna cercarla ovunque anche nel dolore e nella paura. La Bellezza va capita, ingurgitata e vissuta».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE