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PUBBLICHIAMO la nota con cui la Regione Basilicata risponde all’appello “Qui si fa solo spettacolo” pubblicato sul Quotidiano di ieri, chiarendo alcuni punti.

Tutti gli operatori della cultura, iscritti alla Legge 22/88, che si dicono “assenti ” dalla concertazione che la Regione Basilicata ha avviato, in diverse sedi del territorio, a partire da luglio 2014 a dicembre 2014, sono stati puntualmente convocati per mail e puntualmente informati attraverso il portale istituzionale.

L’aver costituito un albo degli operatori dello spettacolo (finalmente!) è evidente segno di trasparenza e di pari opportunità e non certo di esclusione!

La Regione Basilicata non ha mai avuto una Legge sullo spettacolo fino ad oggi, ma ha sostenuto iniziative culturali in senso lato con la Legge 22/88 che, peraltro, rimane in piedi, tranne per l’articolo 14 che, appunto era, dedicato, “latamente” ad attività analoghe a quelle dello spettacolo. Pertanto, le iniziative culturali che il “coordinamento assenti” lamenta non esserci più, rimangono in essere, e i progetti sono presentabili con le stesse regole e le stesse scadenze (30 gennaio di ogni anno).
Tuttavia, non si può non pensare che l ‘opportunità offerta dal decreto ministeriale 1 luglio 2014, scaturente dalla riforma più generale della cultura e del turismo del Ministro Franceschini, non debba essere colta da una Regione come la Basilicata che fa della cultura e del turismo, l’asset strategico di sviluppo e di occupazione anche in linea con le finalità più ampie di Matera-Basilicata 2019.

La legge 37/ 2014 ha regolamentato le modalità di accesso alle opportunità di fare “spettacolo” secondo i criteri stabiliti dal decreto ministeriale citato, consentendo agli operatori dello spettacolo, non solo di contribuire al 50% del budget complessivo del progetto, assumendo un rischio imprenditoriale proprio di chi, appunto fa impresa, “impresa culturale”, ma soprattutto con l’impegno di far crescere la propria struttura e la propria compagnia garantendo, per ogni triennio, l’assunzione di personale specialistico e artistico competente.

Cosa sarebbe se no, l’impresa culturale e creativa che stiamo tentando di rafforzare e costruire in linea con i livelli nazionali ed europei!?

Ricordiamoci che se si guarda con attenzione alla “cultura” come infrastruttura competitiva del “Made in Italy”, si scopre che il sistema produttivo culturale registra, secondo i dati di Symbola, una crescita dell’export cultura-creatività del 35 per cento con un’ incidenza del +7 per cento dell’occupazione (5,5% in Basilicata). La crescita del settore manifatturiero, della manualità creativa (industria creativa) è del 16,5% (maggiore questa volta dei Paesi europei – Germania 11,6%!!) così come l’artigianato culturale cresce dell’8 per cento.
L’ industria culturale e creativa si è innovata ed è cresciuta. Insomma, laddove il Paese Italia investe in innovazione di brand e di processo, li si registra crescita; laddove vi è una utilizzazione delle risorse umane e della loro tradizionale e sapiente manualità, lì si registra crescita…

I dati di Symbola confermano una crescita ed un incremento in posti di lavoro soprattutto tra i giovani (35.000 imprese nuove nate nell’indotto culturale); 76.000 nuove imprese al femminile; 18.000 create da stranieri…

E in Basilicata? Lo misureremo con l’Osservatorio che la Legge prevede e che è stato già costituito anche con la presenza di operatori culturali iscritti all’albo… Quindi, nessuna esclusione, nessun assente, anzi, co-programmazione pubblico-privata con l’obiettivo di creare e rafforzare l’occupazione stabile nella filiera culturale e turistica!

Inoltre, la nuova legge sul “patrimonio culturale” appena approvata dal Consiglio regionale, che, tra le tante innovazioni – non foss’altro che sostituisce una legge del 1980 – all’articolo 19 istituisce una sovrintendenza regionale ai beni librari e all’articolo 21 istituisce l’archivio della produzione editoriale regionale. I libri, gli archivi, le biblioteche, i musei, la cineteca lucana e la scuola di restauro sono riconosciuti luoghi ed istituti della cultura da valorizzare, gestire efficacemente e rendere fruibili.

Insomma oggi la Regione Basilicata non è indietro, né distratta: ha tre leggi in tema di cultura, due osservatori, due programmazioni triennali e tre piani di valorizzazione. Sta al pubblico e al privato saperli far funzionare al meglio iniziando da un dialogo leale e chiaro.

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