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POTENZA – «Lo dicevo sempre io che la vera rivoluzione è essere romantici». O meglio, riscoprirsi romantici, dice Silvio Giordano, artista potentino da tempo sulla scena nazionale ed europea, che ha conquistato, proprio sul tema dell’amore il proscenio più ambito del momento. La sua opera “The Silver mirror” è esposta sulla Darsena a Milano, nel cubo installato da Fuse, sigla del gruppo Omnicom Media.

L’opera di Giordano è stata selezionata con quelle di altre undici autori per rappresentare i risultati di una ricerca sociologica sviluppata da OMD Italia, agenzia di comunicazione che osserva i cambiamenti del marketing e della percezione degli utenti. Le immagini scelte, esposte al Museo Mudec di Milano, accompagnano i dati emersi nell’indagine “The Future of Italy”.

L’opera di Giordano commenta i dati emersi sulle aspirazioni degli italiani: meglio trovare l’anima gemella che firmare autografi.
«Sicuramente un risultato che smentisce l’idea comune, la sensazione che tutti abbiamo di questo tempo veloce, di urla e vanità. Si scopre, invece, che abbiamo bisogno di solidità, di contenuto. In un tempo in cui le grandi tecnologie mettono in comunicazione e costruiscono fitte reti di relazioni, sotto sotto sogniamo l’anima gemella».

L’opera, realizzata nel 2013, rappresenta una donna ricoperta di baci: «Cerchiamo il selfie perfetto, ci rispecchiamo nella vanità di Grimilde, ma rischiamo di farci male come Narciso», spiega.

Giordano è reduce da due appuntamenti molto importanti. Ha fatto discutere la sua opera – trafugata, dopo visite da record – proposta nella collettiva di Pavia dedicata agli abusi sui minori e intitolata “Indigestum”.

Qualche giorno fa, sempre a Milano, in occasione dell’undicesima Giornata del Contemporaneo, nell’ambito della mostra “Liaisons” curata da Cristina Gilda Artese e Alessandro Trabucco, ha presentato un’anteprima del suo prossimo lavoro, il primo da regista. Giordano, infatti, realizzerà grazie alla sponsorizzazione della BCC di Laurenzana e Novasiri, “The Prince of Venusia”, un cortometraggio dedicato al tormentato madrigalista lucano Gesualdo.

Artista dalle immagini forti, dai concetti controversi e spesso provocatori, come può sostenere il romanticismo? «In realtà – spiega Giordano – non c’è contraddizione. Quando propongo immagini più forti è per seguire la strada della denuncia sociale. Provo ad arrivare alla pancia per far capire che la società può essere diversa da quello che ci viene imposto».

Del resto, aggiunge, senza denuncia a che cosa serve l’arte? «La bellezza fine a se stessa è decorazione, ma la decorazione non salva il mondo».

A Potenza è tornato da qualche anno dopo aver convinto al Nord gli ambienti del settore. Milano è un po’ la sua seconda casa. «È lì che sono cresciuto professionalmente dopo un incontro casuale e folgorante col maestro Robert Gligorov».

Ora in Basilicata realizzerà un lavoro importante. «Qualche anno fa mi stava stretta, non trovavo spazi per esprimermi e forse ancora oggi fatico a trovare la mai dimensione, penso a Matera 2019. Oggi ho però una consapevolezza diversa. Mi dicevano “non andare via da Milano” e nel frattempo sognavo di poter esporre in qualche piazza importante».

Anni dopo racconta la sua visione del mondo da un cubo illuminato sulla Darsena. 

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