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In fondo il web ha realizzato, per quel che riguarda l’industria dell’informazione, un’aspirazione marxista: la proletarizzazione dei mezzi di produzione. L’editore non ha più il monopolio esclusivo del processo di produzione. Oguno ha la possibilità di essere imprenditore di se stesso. Il luogo dove avviene il processo industriale è una parte di uno spazio collettivo, gli strumenti della produzione sono accessibili e liberi, il capitale e il lavoro non sono più quote d’apporto differenti. Lo schema ottocentesco, pur attraversando azionarati diffusi e processi di demcorazia aziendale, non s’era mai sovvertito come adesso.

Questa bella foto oggi sarebbe inamnmissibile. Struttamento del lavoro minorile, diremmo, nell’esegesi di un costume che, in realtà, consentiva una organizzazione tentacolare e spontanea, una diffusione libera ed extra edicole del prodotto giornale. Un sistema che è andato avanti per molto tempo. Me li ricordo ancora, piccoli e più grandi strilloni, all’ingresso delle autostrade, liddove si sarebbero piazzati i venditori di freepress, almeno fino a una quindicina di anni fa. Ma siamo davvero sicuri che la trasformazione dell’industria dell’informazione, e in genere della cultura, ha messo definitivamente in crisi gli editori, come ruolo e funzione? Io ho dei dubbi. Perchè essere imprenditori, al pari di altre specificità professionali, è difficile possa diventare un accessorio che chiunque può portarsi dietro. Non basta un’idea, la fatica vera è l’elaborazione e la sostenibilità di quell’idea, l’affidabilità nel tempo di un’impresa, la creazione attorno di un sistema commerciale (ma anche finanziario). Tutte attività che richiedono dedizione e lavoro, a meno che non debba passare il principio che l’informazione è una cosa libera che nessuno deve pagare e che, pertanto, va fatta nel tempo libero, quando ci pare e piace. Raccontare il reale, garantire copertura dai territori anche soltanto con una connessione di rete, richiede coordinamento, direzione, sinergia…in una parola redditività. Questo rimane il punto fondamentale. Ancora irrisolto.

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