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“E perchè dovrebbe esistere la sinistra in Basilicata? Non c’è più in Italia”. Quando la rivedremo? Pietro Di Siena, osservatore attento e distaccato al tempo stesso delle cose lucane, mi lascia con una battuta: “Forse, come dice Keynes, quando saremo morti”

Fa un certo effetto, nel caldo concitato dei primi commenti dopo l’assassinio di Cesare, vedere con quanta scomposta curialità si saluta l’arrivo dei tanti Giovanardi a salvatori della patria. Lui, che starebbe bene in uno spot Barilla, con i suoi amici che hanno avvelenato l’Italia di dame e marchette, contribuisce a mantenere viva in Italia e nelle cento Italie il nuovo modello politico di questi mesi: il grigio ton su ton eppure necessario di un premier che non sembra perdere mai la calma. E noi in Basilicata ce li troveremmo tutti attorno allo stesso tavolo, un grande coalizione, una grande intesa per la Basilicata, con Viceconte che teorizza responsabilità e non tradimento, si involgarisfce come tutti in questo finale di partita, si professa un berlusconiano di ferro e dice di voler mandare a casa la sinistra. Ci avesse provato realmente in questi anni in Basilicata forse avremmo oggi una politica più sana. Con chi va fatto allora questo rinnovamento? Gli alleati di centrosinistra, a partire dalla Sel, hanno annunciato che andranno avanti da soli. Se avessero già alle primarie puntato su un loro candidato di bandiera, avremmo potuto avere già le idee più chiare. Stento a credere che se Vendola non sostiene il nostro grigio governo, possa poi farlo in Basilicata. In qualche modo me lo auguro. Perchè c’è un vento insopportabile di moderatismo di convenienza che spira forte in questa terra dove si sale dalla piana di Eboli ai mille metri di Potenza senza accorgertene. Hanno fatto in modo che neppure questo si avvertisse. Sinistra dove sei?

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