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di MARGHERITA AGATA
CERTO che Matera, vista con gli occhi di un grande artista, ha ancora più fascino di quello che solitamente le si riconosce. Ed è veramente bella Matera, mentre di passeggia per le viuzze dei Sassi insieme a Peppe Servillo, accompagnato da Massimo Lanzetta, riconvertito a Cicerone per l’occorrenza. E persino la corsa a Capitale europea della Cultura nel 2019 sembra più alla portata che mai. Matera può farcela. Parola di Peppe Servillo che parla della città dei Sassi “spassiunatamente”, allo stesso modo cioè in cui canta la sua Napoli nel recital portato in scena prima al Duni di Matera e ieri sera al Don Bosco di Potenza. «La scelta della Capitale europea ritengo non si baserà sul posto in sè, ma sulla vivacità culturale in grado di esprimere- ci spiega Peppe, mentre ammirato si gode la vista dei Sassi dal Belvedere Guerricchio-  Matera da diversi anni, ho avuto la fortuna di venirci abbastanza spesso, è evidentemente una città che in questo senso sta crescendo molto. Io credo che la cosa importante sia l’opportunità che questa città offre di costruzione delle identità. Oggi si parla tanto di questo in relazione all’Europa, al rapporto col Mediterraneo, al recupero di una memoria storica non dico definita, ma trasmessa in maniera onesta e sincera. Io credo che una città che ha una storia come questa, così importante, proponendosi come  Capitale europea della Cultura metta l’accento su questa necessità, cioè quella di fondare un’identità comune, anche europea, su radici che sono diverse, che sono antichissime e che sono presenti. Questa città offre questa opportunità, perchè le sua radice per troppo tempo è  stata trascurata. Ovviamente adesso c’è un’altra visione – aggiunge-  e lo vediamo guardando questo paesaggio meraviglioso. C’è il rischio, talvolta, di orientare la memoria in maniera che sia funzionale ai nostri interessi, in questo caso io credo che il paesaggio si imponga da sè, evitando quindi anche questo rischio. E questo secondo me è una nota che può favorire  la candidatura di questa città a Capitale  europea della Cultura nel 2019. L’Europa ha necessità di convertire in altro modo il rapporto con il  Mediterraneo: noi qui siamo al centro del Mediterraneo. E quindi magari – esclama-  io sarei molto felice che Matera riuscisse nel 2019 a diventare Capitale europea della Cultura. Sarebbe una spinta per tutto il sud, perchè Matera si propone come un Sud nuovo, un Sud diverso, o meglio in un modo che smentisce il luogo comune che viene affibbiato al Sud del nostro paese, proprio per l’energia, la vivacità culturale, l’attività. Sicuramente se ne avvantaggerebbe tutto il Sud». Poi, incamminandoci per via San Biagio, la conversazione si fa meno impegnata e Peppe ci confessa il piacere di tornare in posti già visti, come Matera, per coglierne aspetti nuovi. Neanche il tempo di finire il discorso e ci ritroviamo all’interno della chiesa di San Giovanni che lascia a bocca aperta Servillo. Camminando per san Pietro Barisano, Lanzetta indica a Servillo quello che fu il “Teatro dei Sassi”. Un amarcord che emoziona entrambi, ma risalendo verso piazza Vittorio Veneto la chiacchierata diventa amichevole, quasi familiare: si passa con disinvoltura a parlare del rapporto con il fratello Toni e di una professione, per entrambi, nata quasi  per gioco, alla passione per le percussioni del figlio tredicenne, o ancora di amicizie comuni, di Napoli e del traffico. Di tutto un po’. Con una cortesia e una affabilità che sono merce sempre più rara nel suo ambiente. Ma forse la vera forza e il vero successo di Peppe Servillo è essere rimasto autenticamente vero. 
m.agata@luedi.it

CERTO che Matera, vista con gli occhi di un grande artista, ha ancora più fascino di quello che solitamente le si riconosce. Ed è veramente bella Matera, mentre di passeggia per le viuzze dei Sassi insieme a Peppe Servillo, accompagnato da Massimo Lanzetta, riconvertito a Cicerone per l’occorrenza. E persino la corsa a Capitale europea della Cultura nel 2019 sembra più alla portata che mai. Matera può farcela. Parola di Peppe Servillo che parla della città dei Sassi “spassiunatamente”, allo stesso modo cioè in cui canta la sua Napoli nel recital portato in scena prima al Duni di Matera e ieri sera al Don Bosco di Potenza. «La scelta della Capitale europea ritengo non si baserà sul posto in sè, ma sulla vivacità culturale in grado di esprimere- ci spiega Peppe, mentre ammirato si gode la vista dei Sassi dal Belvedere Guerricchio-  Matera da diversi anni, ho avuto la fortuna di venirci abbastanza spesso, è evidentemente una città che in questo senso sta crescendo molto. Io credo che la cosa importante sia l’opportunità che questa città offre di costruzione delle identità. Oggi si parla tanto di questo in relazione all’Europa, al rapporto col Mediterraneo, al recupero di una memoria storica non dico definita, ma trasmessa in maniera onesta e sincera. Io credo che una città che ha una storia come questa, così importante, proponendosi come  Capitale europea della Cultura metta l’accento su questa necessità, cioè quella di fondare un’identità comune, anche europea, su radici che sono diverse, che sono antichissime e che sono presenti. Questa città offre questa opportunità, perchè le sua radice per troppo tempo è  stata trascurata. Ovviamente adesso c’è un’altra visione – aggiunge-  e lo vediamo guardando questo paesaggio meraviglioso. C’è il rischio, talvolta, di orientare la memoria in maniera che sia funzionale ai nostri interessi, in questo caso io credo che il paesaggio si imponga da sè, evitando quindi anche questo rischio. E questo secondo me è una nota che può favorire  la candidatura di questa città a Capitale  europea della Cultura nel 2019. L’Europa ha necessità di convertire in altro modo il rapporto con il  Mediterraneo: noi qui siamo al centro del Mediterraneo. E quindi magari – esclama-  io sarei molto felice che Matera riuscisse nel 2019 a diventare Capitale europea della Cultura. Sarebbe una spinta per tutto il sud, perchè Matera si propone come un Sud nuovo, un Sud diverso, o meglio in un modo che smentisce il luogo comune che viene affibbiato al Sud del nostro paese, proprio per l’energia, la vivacità culturale, l’attività. Sicuramente se ne avvantaggerebbe tutto il Sud». Poi, incamminandoci per via San Biagio, la conversazione si fa meno impegnata e Peppe ci confessa il piacere di tornare in posti già visti, come Matera, per coglierne aspetti nuovi. Neanche il tempo di finire il discorso e ci ritroviamo all’interno della chiesa di San Giovanni che lascia a bocca aperta Servillo. Camminando per san Pietro Barisano, Lanzetta indica a Servillo quello che fu il “Teatro dei Sassi”. Un amarcord che emoziona entrambi, ma risalendo verso piazza Vittorio Veneto la chiacchierata diventa amichevole, quasi familiare: si passa con disinvoltura a parlare del rapporto con il fratello Toni e di una professione, per entrambi, nata quasi  per gioco, alla passione per le percussioni del figlio tredicenne, o ancora di amicizie comuni, di Napoli e del traffico. Di tutto un po’. Con una cortesia e una affabilità che sono merce sempre più rara nel suo ambiente. Ma forse la vera forza e il vero successo di Peppe Servillo è essere rimasto autenticamente vero.

 

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