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POTENZA – Il parco nazionale dell’appennino lucano alla fine ha rilasciato il nulla osta all’Eni. Un nulla osta “pesante” che servirà alla compagnia petrolifera ad accedere in quella parte delle sue condotte che attraversano il parco. La richiesta, inoltrata dalla divisione esplorazione e produzione dell’Eni è stata resa necessaria perché bisogna effettuare dei lavori di «manutenzione e potenziamento della rete di monitoraggio esistente relativamente al tracciato delle condotte a produzione dei pozzi MENW1, ME2, ME9 ubicati in agro del comune di Viggiano (PZ), nell’ambito della concessione Val d’Agri” dorsale Caldarosa.

Ma c’è anche il cavillo per l’Eni, che però non rassicura tutti. La multinazionale petrolifera infatti dovrà, in fase di esecuzione delle attività, garantire un controllo continuo dell’ambiente e della zona interessata agli interventi e proprio per questo dovrà servirsi dei tecnici accreditati presso lo stesso parco nazionale. Il vero problema – mosso soprattutto dall’organizzazione Lucana Ambientalista, che ha anche diffuso la notizia tramite il suo sito web – è la natura stessa di questi lavori. Non si capisce infatti se questo lavoro di manutenzione e potenziamento delle condotte prevedono anche cambi di percorso, nuovi scavi sul territorio o comunque modifiche sostanziali all’attuale tracciato. Peraltro, nell’ottica di un raddoppio della produzione, l’area di Caldarosa è quella maggiormente attenzionata dalla società del cane a sei zampe. Le intenzioni sono quelle di trivellare i pozzi “Caldarosa 2” e “Caldarosa 3” in una zona che dal punto di vista idrico risulta molto vulnerabile ad eventuali contaminazioni. Si tratta di un progetto chiamato “Sviluppo Caldarosa” – inserito nell’ambito della concessione Val d’Agri e strategico per il raddoppio delle estrazioni – prevede la realizzazione di una postazione sonda destinata ad accogliere gli impianti di perforazione; di un nuovo tratto di strada di 80 metri; le perforazioni direzionate “Caldarosa 2” e “Caldarosa 3”; allestimento pozzi; collegamento alla rete di raccolta esistente mediante la realizzazione di una condotta di raccordo tra la postazione da realizzare “Caldarosa 2 e 3” e la postazione esistente “Volturino 1” della lunghezza di circa 3,925 chilometri, con innesto sull’esistente flowline.

Non si esclude quindi che questa operazione di miglioramento possa prevedere anche qualcosa di nuovo dal punto di vista delle trivellazioni. ma in questo caso non è stato neanche necessario chiedere la valutazione di impatto ambientale alla Regione, visto che si tratterebbe di interventi minimi che non richiedono ulteriori autorizzazioni.

Intanto a Tempa Rossa, la concessione Total  dove il colosso francese sta costruendo il secondo centro oli della Basilicata, intanto procede alla richiesta di esproprio di parte dei terreni della concessione. Tutto scritto nell’istanza del 27 maggio 2014. Dunque è iniziato il “procedimento finalizzato all’espropriazione/occupazione temporanea/asservimento di aree della concessione per la coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi denominata “Gorgoglione” per la realizzazione delle opere del progetto ‘Tempa Rossa». «Il soggetto – si legge – istante ha dichiarato che ogni tentativo di accordo bonario con i proprietari delle aree indicate nell’allegato piano particellare non ha sortito effetto alcuno e che dispone già di accordi per accedere in gran parte del le are e necessarie per realizzare le condotte. Contro il provvedimento – è scritto -Avverso il presente decreto è ammesso ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale competente oppure, in alternativa, ricorso straordinario al Presidente della Repubblica. I termini di proponibilità, sono di giorni 60 per il ricorso al Tar e di giorni 120 per il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica».

v.panettieri@luedi.it

 

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