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POTENZA – «No, vabbe, si’ bell tu». Come a dire: ma che che cosa ne sa davvero Giovanni Veronesi di Potenza?
E poi, l’avrà mai attraversata davvero? Non proprio tutta, ma insomma, almeno un po’.
Chissà se la sommossa popolare – orientata online all’interno della comunità potentina – era uno dei risultati a cui aveva pensato il regista di Manuale d’amore (uno, due, tre). Quando martedì sera, ospite a Maratea di Cinemadamare, ha detto in piazzata che Potenza è la città più brutta d’Italia, magari ci sperava. Il capoluogo della Basilicata quasi come Foggia, forse peggio, ha detto. E per spiegare che non era un’osservazione buttata a caso, ma poggiata su un certo fondamento documentale, il regista toscano ha tirato in ballo uno degli angoli cittadini pubblicizzati sulla guida turistica dedicata alla città, il palazzo dove ha sede Equitalia. Sarà anche uno stabile di pregio dell’architettura contemporanea, «ma ospita Equitalia». Insomma, come meta promozionale la sede della tassazione, un po’ poco per generare entusiasmi.
Solo una provocazione da toscanaccio? Le reazioni, qualche ora dopo.
La valanga di indignazione si è fatta largo con grande ironia. Un po’ orgoglio tirato fuori, un po’ risposta piccata.
«Città baffuta sempre piaciuta. #Veronesi chi si?», scrive Francesco.
La città è uno spazio molto più complesso e denso – anche di bellezza, certo – degli scorci incontrati in un giro distratto o sfogliando una guida turistica.
E poi, Manuale d’amore, parecchi incassi, ma quanto a temi… «Insomma un regista impegnato», ricorda Giuseppe.
«Non capisco la gratuità di certe affermazioni e la superficialità con la quale alcuni personaggi si esprimono su Potenza città tanto per far applaudire qualche detrattore del capoluogo di regione», dice Enzo.
«Si faccia un giro, signor Veronesi».
La prospettiva da cui si affronta l’argomento, però, non è ristretta solo al moto di indignazione.
Perché è vero, Potenza non è città di quelle da far girare la testa, non ha il paesaggio di Aliano, gli scorci e il fermento di Matera, i monumenti di Firenze. Ma basta? Potenza è altro, è le sue storie, le sue persone, gli errori, lo sviluppo storto, l’urbanistica disordinata, l’educazione in giro, la vivibilità, le distanze, il tempo.
Dipende, come sempre, da come ci si guarda attorno in una città (qualunque). Qualcuno lo chiama sguardo dello straniero, la capacità di scoprire cose viaggiando nei propri luoghi senza il pregiudizio dell’abitudine. Altri la chiamano identità, o affezione. Perché poi, la bellezza di un luogo, la fa chi lo abita.

 

 

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