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E’ durata circa quattro ore, oggi nella sede della Procura generale di Catanzaro, la terza ed ultima parte dell’interrogatorio di Antonio Saladino (già sentito il 3 ed il 26 gennaio), l’imprenditore lametino già leader della Compagnia delle opere in Calabria, e principale indagato nell’inchiesta «Why not», che ha chiesto di essere sentito dagli inquirenti all’indomani dell’avviso della conclusione delle indagini inviato a lui e ad altre 105 persone. Saladino, affiancato dall’avvocato Francesco Gambardella, è stato interrogato da militari della Guardia di finanza e dal sostituto procuratore Antonella Lauri, sostituto procuratore a Paola ma applicata a «Why not», di cui è titolare assieme al sostituto procuratore generale Domenico De Lorenzo ed al sostituto procuratore Salvatore Curcio, dopo il trasferimento d’urgenza disposto dal Consiglio superiore della magistratura degli altri due componenti del pool, il procuratore generale di Catanzaro Enzo Iannelli, ed il suo sostituto Alfredo Garbati.
«Dopo aver fornito ai magistrati ulteriori elementi di valutazione – ha spiegato Saladino al termine dell’interrogatorio, di cui ha chiesto che vengano secretati tutti i verbali – ho descritto le due realtà societarie Need srl e Why not srl chiarendo e distinguendo le competenze e i ruoli. Ribadisco che io ero solo uno dei consulenti della Why not, con il compito di ideare e suggerire progetti, tracciandone le linee generali. Dette linee poi venivano specificate ed attuate dalla Why not. In altre parole, insisto, a me spettava ideare e suggerire, come d’altronde emerge nell’interrogatorio di una delle più strette collaboratrici della Merante (principale accusatrice di Saladino, ndr), che dice ‘a lui spettava darci delle idee, a noi spettava attuare e gestirè. Io da sempre nella mia attività professionale non ho mai gestito nessun progetto, ma ho solo ispirato iniziative. Questo è quello che ho spiegato, dando anche una vasta documentazione ai magistrati. In questo lavoro – ha aggiunto Saladino – la mia più grande soddisfazione era vedere dei disoccupati di lungo corso, gente con più di 40 anni, o soggetti in difficoltà iniziare un’esperienza di lavoro. A tal punto che alcune volte arrivavo perfino a trascurare il mio guadagno, e questo è evidente e confermato dai bilanci della Need rispetto ai bilanci della Why not, che oggi sono stati consegnati ai magistrati». Saladino, lo scorso 26 gennaio, aveva chiesto che fosse la Procura generale ad acquisire tali bilanci che, invece, oggi ha prodotto lui stesso.
«Abbiamo risposto alle domande relative a tutti i capi d’imputazione che mi vengono contestati – ha concluso – senza avvalerci di alcuna facoltà di non rispondere».

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