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«Nove mesi fa era stato arrestato il fratello a Toronto. La sorte parallela dei due latitanti è emblematica della capacità della ‘ndrangheta di restare radicata nel territorio di origine e allo stesso tempo di avere una proiezione internazionale ai livelli più alti e pericolosi». A sostenerlo è stato il procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, in merito 42604all’arresto di Salvatore Coluccio, di 42 anni, bloccato ieri dal Ros dei carabinieri nella sua abitazione di Marina di Gioiosa Ionica. Latitante dal 2005, «Turi» Coluccio, secondo l’accusa, aveva preso in mano le redini degli affari della cosca di appartenenza dopo l’arresto a Toronto (Canada), dell’agosto scorso, del fratello Giuseppe. «Si tratta – ha sostenuto il procurate aggiunto della Dda Nicola Gratteri – di personaggi inseriti in contesti mafiosi che possiamo definire di elite. I Coluccio detenevano persino il controllo delle acque territoriali dello Ionio reggino, decidendo persino sui pescherecci che potevano o meno esercitare la pesca in quel tratto di mare. L’arresto di Salvatore Coluccio, pur rappresentando un obiettivo primario, non consente di parlare di sconfitta del fenomeno mafioso che, anzi, continua ad annoverare tra le proprie fila innumerevoli personaggi dello stesso spessore di Coluccio». Salvatore Coluccio deve scontare 16 anni di reclusione per associazione mafiosa e traffico internazionale di stupefacenti.

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