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di SARA LORUSSO Ci sono momenti difficili, quanto meno complessi – è questo per il Pdl lucano è uno di questi – in cui la classe dirigente «deve assumersi delle responsabilità». E visto che il senatore Guido Viceconte di quella classe dirigente, nel Pdl lucano, è la “punta”, «sia lui a concentrare su di sé quella responsabilità e a candidarsi». Emilio Nicola Buccico, l’ex sindaco dimissionario di Matera, l’ex senatore di An, è proprio a quel vertice di partito che lancia un messaggio. Neanche tanto sottile.
Oggi un vertice definitivo a Roma dovrebbe sbrogliare la matassa lucana, mentre le voci e i colloqui a distanza, ieri sera, ancora rilanciavano ipotesi. Da un lato la candidatura di Magdi Allam, l’ex vicedirettore del Corsera che improvvisamente sembrava riprendere quota, dall’altro il nome del capogruppo Pdl a viale Verrastro, Nicola Pagliuca, che restava tra i plausibili. Senza che altri nomi perdessero l’autorevolezza acquistata nei giorni scorsi. E c’era chi, pure sottovoce, ricordava che in un momento di difficoltà è al segretario di un partito che si chiede “il sacrificio”. Di quel partito Viceconte è coordinatore lucano.
Ma Buccico, non è certo uomo dai toni bassi, abituato com’è a “dirle in faccia”. «Questo è il momento in cui la classe dirigente deve assumersi delle responsabilità, e il massimo livello locale è rappresentato da Guido Viceconte. E se lo farà troverà la classe politica più unita e compatta, pronta e disposta anche a combattere una battaglia che tutti conoscono come difficile in partenza». Lo sanno bene che la Basilicata non è certo roccaforte facile, e neanche tanto spendibile, se non altro per i numeri che porta. «Ma se la responsabilità se l’assume il vertice, di conseguenza, lo faranno tutti a seguire. Sarebbe, a quel punto, un dovere». Senza contare che il senatore «ne uscirebbe a testa alta e rinforzato».
Allora c’è spazio anche per l’ipotesi Allam per cui «sia chiaro, non c’è nulla di personale». Buccico, avvocato, noto cultore di pagine su pagine, fine oratore, del giornalista di origini egiziane «ho letto diversi testi». Ma la candidatura è un’altra cosa, «una finzione, un gioco che va bene per la scrittura, ma che la politica non si può permettere». E poi, se è al «sogno» che si pensa, «tanto vale aprire un buon libro», magari di uno dei suoi autori preferiti, Luis Borges. «Meno male che i lucani sono diversi», meno male che hanno conosciuto e sono fatti di «fiumi di polvere». Cita il poeta Sinisgalli per ricordare che lungo quei corsi d’acqua «non c’è l’aridità, ma granelli di saggezza. C’è un senso intuitivo che resiste nel nostro popolo, che ha conosciuto e prodotto “illuminati” (come non pensare a Federico Secondo?) e subito brutalizzazioni, tra Pirro, i romani e i piemontesi. Non credo che Allam lo conosca a fondo. Nè noi abbiamo bisogno di un salvatore».
A lungo, nei ragionamenti più o meno espliciti di questi giorni, si spiegava che alla Basilicata sarebbe toccato un candidato in quota ex An, che poi di Buccico è l’area di provenienza. Non le farebbe piacere? «No, non sono d’accordo con questi giochi spartitori. E poi così un partito non si costruisce e non si combina nulla di nuovo». Tra l’altro, «se davvero questo fosse il principio, significherebbe che ancora una volta la Basilicata è terra di compensazione deficitaria». Come a dire, se An conquista candidati forti e potenzialmente vincenti nel Lazio e nella Calabria, rimane da spendersi in Basilicata che è regione perdente, perchè Forza Italia vinca altrove. «Sono logiche da ante-prima-repubblica».
Ma a lei nessuno ci ha pensato? Di suggestioni pure me ne sono arrivate, ma non sono nella mia testa». Rimane convinto che «le aggregazioni sono processi che devono necessariamente partire dal basso. La democrazia pilotata non funziona. E’ questo il momento di un sussulto d’orgoglio. Altrimenti il rischio è che continuiamo a vivere vite parallele, qualche volta persino contrastanti, portando in noi il bacillo del divorzio». Tra ex An ed ex Fi, semplicemente tra ex.
Questione di intuito, lo stesso che concede al popolo lucano. «Se la gestione del potere in questa terra consegna in caduta la popolarità del governatore uscente De Filippo, stando ai dati diffusi dall’ultimo monitoraggio del Sole 24 Ore, vuol dire che il malcontento c’è. Basta saperlo cogliere». Che si discutesse poco, anche nel partito, lo ha sempre detto. Mai percorsi amministrativi neanche facilitano. Il caso di Matera che lo ha visto primo cittadino dimissionario ne è l’esempio. «C’è una genesi infetta nel percorso amministrativo» che il suo caso ha reso “lampante”. «I cittadini ti rendono sindaco, ma poi il sistema elettorale lascia in balia delle coalizioni sorte sulle liste dei consiglieri. A Matera il civismo si è perso per strada». Allora, «serve serietà e dobbiamo ribellarci all’idea di un taxi momentaneo, che ci salgano sopra Allam o Vilma Mazzocco (leader lucana di Alleanza per l’Italia, il movimento di Rutelli, a lungo data come “candidabile” nel centrodestra, ndr). Serve piuttosto parlare alla società lucana che ha un cuore antico». Questo è un fatto concreto. La finzione, decisamente piacevole, resta un libro del suo scrittore preferito.

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