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di FABIO AMENDOLARA

SALERNO – Lui credeva che Elisa fosse ancora viva. E, forse, per questo motivo il giorno del ritrovamento dei suoi resti ha detto «di non sapere nulla del sottotetto della chiesa della Trinità». Danilo Restivo torna a parlare. E lo fa, questa volta, con una giornalista di Mediaset. Ilaria Mura è un’inviata di Quarto grado, il programma condotto da Salvo Sottile. Dopo anni trascorsi nella redazione di “Chi l’ha visto?” è passata con la scuderia di Claudio Brachino. Come abbia fatto a contattare Restivo non è ancora noto. E lei è molto abbottonata. Anche perché il suo scoop andrà in onda domenica sera.
Però lo conferma: «Ci siamo sentiti su Facebook». Lui, dalla sua casa di Bournemouth, ha detto che è rimasto sorpreso del ritrovamento, perché pensava che Elisa fosse ancora viva, ma chissà dove. Poi se l’è presa con i giornalisti. «Ha detto di essere disgustato». Ce l’ha con la corsa che hanno fatto certi giornali a dichiararlo ufficialmente un serial killer. E soprattutto ce l’ha con l’avvocato Stefano di Giovanni perché, qualche settimana fa, ha detto al Tg5 che c’era la mano di Restivo anche nell’omicidio di Oki Shin, una studentessa coreana uccisa un paio di anni prima di Heather Barnett a Bournemouth, paese della contea del Dorset, a sud di Londra. Restivo si è trasferito lì un decina di anni fa. E ora vive con Fiamma, una donna che ha due figli e una decina d’anni più di lui.
Anche il suo difensore, l’avvocato Mario Marinelli, è arrabbiato con la stampa. Contattato dal Quotidiano dice: «Non me ne voglia ma, dopo quello che ho visto, ho deciso di non parlare più con i giornalisti». Il clima è avvelenato. E ha toccato il suo culmine con la richiesta di arresto di Restivo fatta in diretta tv. E’ vero che il suo cliente non vuole più sottoporsi all’esame del dna? «Rimane tutto invariato», risponde Marinelli. Poi chiude le comunicazioni. Sembra che a Restivo non siano state notificate richieste per il prelievo del dna. All’uscita dal palazzo di giustizia di Salerno qualche settimana fa l’avvocato aveva detto: «Il mio cliente è a disposizione. Lo è stato dal primo momento, del resto il prelievo era già stato fatto in Inghilterra, quando è stata esclusa ogni sua partecipazione in quella vicenda (le indagini sull’omicidio di Heather Barnett ndr)». Il dna di Restivo è stato già usato dalla polizia inglese e non è utile per una nuova analisi. E’ per questo motivo che la richiesta avanzata dalla procura di Salerno è rimasta finora inevasa. Quello che avevano prelevato gli inglesi è stato impiegato per sperimentare una nuova tecnica. La chiamano «Dna Sence» e funziona anche se le molecole a disposizione sono poche. Normalmente c’è bisogno di 200 molecole. «Nonostante le nuove tecniche – si legge in un articolo del Daily Echo, giornale locale del Dorset che si è occupato a lungo del delitto Barnett – i test di medicina legale per risolvere il delitto hanno avuto un successo limitato». Dalla Ric Acuti di Lgc Forensics, la società che ha sviluppato la nuova tecnica, spiegarono all’epoca ai giornalisti del Daily Echo: «Il Dna Sence magnifica il normale profilo del dna circa 60 volte in più rispetto alle tecniche normali». Il criminologo Francesco Bruno è dell’idea che «la procura di Salerno ce l’abbia già il dna di Restivo». E’ stato lui a parlare della banca internazionale del dna. Vale per tutta Europa. Ma come funziona in Inghilterra? Lì la polizia deve distruggere i dati relativi al dna e alle impronte digitali di persone mai incriminate per alcun reato dopo che la corte di Strasburgo ha deliberato che si tratta di una violazione dei diritti umani. Secondo le attuali norme, la polizia può raccogliere il dna e le impronte di tutte le persone fermate e può tenere queste informazioni negli archivi anche se l’individuo viene poi assolto o se le accuse vengono ritirate. I giudici di Strasburgo hanno concluso che l’archiviazione dei dati di persone innocenti «non può essere considerata una pratica necessaria in una società democratica». Non è quindi chiaro se la polizia inglese abbia ancora il dna di Restivo.
f.amendolara@luedi.it

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