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La «dichiarazione immediata dello stato di emergenza che vieti subito la pesca nel mare antistante il fiume Oliva ed in tutte quelle aree che possano essere contaminate dal flusso dele acque del fiume» è stata chiesta dal movimento ambientalista che organizzò la manifestazione del 24 ottobre 2009 ad Amantea chiedendo verità e giustizia sui casi delle navi dei veleni.
A riferirlo è Francesco Cirillo, giornalista e militante ambientalista, dopo i primi risultati dei carotaggi lungo la vallata del fiume Lao che avrebbero evidenziato la presenza di grandi quantità di fanghi industriali.
Il movimento, prosegue Cirillo, chiede anche di «riaprire l’inchiesta sullo Jolly Rosso, la motonave spiaggiata ad Amantea il 14 dicembre del 1990, archiviata per ben due volte dalla Procura di Paola mentre a tutt’oggi restano solo le querele della società Messina contro i giornalisti che si sono occupati insistentemente del caso.
La riapertura dell’inchiesta è necessaria per ridare spinta ai recenti ritrovamenti nel fiume Oliva e dare una precisa responsabilità ed un volto ai criminali che hanno avvelenato la nostra terra con l’aiuto delle cosche locali oltre che di istituzioni che chiusero gli occhi di fronte a quanto stava accadendo».
Gli ambientalisti chiedono anche «una nuova ricerca, seria ed approfondita, da far espletare direttamente alla Regione, con propri mezzi e con tecnici esperti, scienziati ed ambientalisti che scandaglino il mare calabrese seguendo le vecchie piste delle navi dei veleni, ripartendo proprio dalla nave Cunsky, davanti il mare di Cetraro, frettolosamente sepolta dalla ministro Prestigiacomo con la complicità dei sindaci e con il silenzio colpevole di tutte le istituzioni preoccupate solo dagli effetti economici sul turismo piuttosto che sulla salute dei cittadini, dei quali tantissimi colpiti dai tumori».
Cirillo, infine, chiede «immediata assistenza a tutti i pescatori che nella fascia tirrenica vivono di pesca e e a tutti gli agricoltori che vivono dei propri prodotti agricoli lungo la valle del fiume Oliva e un’indagine epidemiologica in tutti i paesi della fascia tirrenica e l’apertura di un registro dei tumori speciale».

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