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LA società, in molti casi, corre più veloce della politica. Il caso del riconoscimento delle coppie gay è uno di questi. Così, anche in una realtà piccola come la nostra, non è così difficile incontrare coppie gay che si sono sposate all’estero ma che qui in Italia non godono di alcun diritto. Nei giorni scorsi a Roma il sindaco Marino ha forzato la mano, registrando diversi matrimoni. Ma le polemiche che questa decisione ha scatenato dimostra come il discorso qui sia ancora molto difficile da affrontare. Qui a Potenza siamo ben lontani da Roma. Non solo non si parla di registrazioni di matrimoni. Qui si devono creare ancora le basi per costruire una cultura rispettosa delle diversità.
Così, ad avviare il dibattito anche qui nel capoluogo, ci pensa il Movimento 5 stelle che, per mezzo del consigliere comunale Savino Giannizzari, ha presentato una mozione al presidente del consiglio e al sindaco di Potenza.
Una mozione in sei punti, in cui quel che si chiede è l’adozione di politiche che tutelino i gay e i loro diritti. In che modo: in primo luogo «adottando iniziative volte di sensibilizzare l’opinione pubblica verso la cultura delle differenze, la prevenzione e la condanna degli atteggiamenti e dei comportamenti di natura omofobica e transfobica». E poi «promuovendo, in collaborazione con enti, associazioni, volontariato e scuole iniziative educative, culturali, formative che ogni anno, il 17 maggio, celebrino la Giornata Internazionale contro l’Omofobia valorizzandone il significato e il valore sociale e culturale». Terzo punto della mozione riguarda la «promozione interventi nella scuola, affinché l’istituzione deputata all’educazione dei futuri cittadini, sviluppi e rafforzi ancor più la cultura del rispetto e della valorizzazione delle diversità». E ancora «aderire alla rete RE.A.DY. (Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere) sottoscrivendo la “Carta di intenti”». Importante il quinto punto: «Sollecitare il sindaco e la giunta affinchè costituiscano un osservatorio, che non comporti aggravio di costi a carico del comune, per l’analisi, il monitoraggio e registrazione a fini statistici dei casi di omofobia e transfobia denunciati alle autorità ed alle associazioni, utile ad identificare tali violenze come reati specifici». E infine: «sollecitare la Regione Basilicata affinché crei presso le Asp locali dei punti di ascolto e di consulenza che possano dare supporto nei casi di violenza domestica a sfondo omo/transfobica, alle persone che vivono la loro identità di genere con difficoltà sia psicologiche che relazionali ed affettive, ivi comprese le persone che necessitano di supporto medico e psicologico nel caso di avvio del lungo percorso volto al mutamento del sesso».
Sei punti per iniziare a parlare di una realtà che si cerca di nascondere, che si condanna e si isola. Una realtà sempre più concreta, che prende coscienza dei propri diritti e, soprattutto, di quanto – ingiustamente – viene negato loro.

an. g.

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