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Ci sarebbe piaciuto poter raccontare tutte le informazioni del caso  sull’inquinamento di Pozzo Perticara 1, che ha reso necessaria l’ordinanza che vieta l’utilizzo delle acque contaminate da presenza eccessiva di manganese, solfati, nichel e cloruro di vinile.

A partire dal fornire risposte a quelle domande che ora si rendono necessarie, anche alle luce delle precisazioni Total. Come a esempio quella da rivolgere al sindaco Vicino: se è vero, come dice la società, che le analisi che hanno comprovato l’inquinamento dell’area risalgono allo scorso ottobre, perché l’ordinanza è stata emanata adesso? Avremmo voluto, ma non è stato possibile. E non per colpa nostra. Appena siamo venuti a conoscenza dell’atto ufficiale con cui è stato disposto il divieto, abbiamo immediatamente contattato il sindaco che però ci ha risposto di non aver informazioni aggiuntive, oltre ai contenuti dell’ordinanza. Che si tratta di materia molto tecnica, indirizzandoci, quindi, verso il tecnico comunale, l’architetto Schiavella, che avrebbe dovuto fornirci informazioni più dettagliate.

Certo, è davvero strano che un primo cittadino, responsabile della salute pubblica, non abbia nulla da dire rispetto a un atto che certifica ufficialmente uno stato di inquinamento in corso. Ma abbiamo raccolto comunque il suo consiglio, provando a contattare l’architetto Schiavella (responsabile dell’ufficio Urbanistico).
Di fatto una missione impossibile, a causa del telefono staccato. Ci è andata meglio il giorno successivo (ieri), quando il tecnico comunale finalmente ci ha risposto al cellulare. La ricezione sembra buona e la voce limpida, ma quando diciamo che siamo del Quotidiano, Schiavella dice che la conversazione è disturbata e mette giù. Proviamo prima dallo stesso numero, ma nessuno risponde. Poi da un’altra utenza: questa volta a rispondere è figlio.

Dice che il padre è impegnato, e che non può rispondere.

Si sente una voce di sottofondo, ma il ragazzo continua a dire che quando il padre sarà libero, sarà lui a richiamare. Chiaramente, fino a tarda sera, nessuno ci ha contattato. L’amministrazione comunale, evidentemente, non ha intenzione di rispondere ai giornalisti sul caso dell’acqua inquinata. L’augurio è che, invece, almeno con i cittadini, le istituzioni locali siano più disponibili al confronto. In fondo non è un optional, ma un dovere.

Quello che arriva da Corleto non è un bel segnale. Soprattutto se a mandarlo è quella stessa amministrazione comunale protagonista a vario titolo degli “affari di famiglia” nel campo del petrolio che ha messo in luce l’inchiesta del collega Leo Amato. A partire da Outsourcing srl, la società che mirava agli affari derivanti dal progetto Tempa Rossa, del figlio del sindaco Vicino, in società con l’imprenditore di Viggiano Pasquale Criscuolo, e della moglie di uno dei top manager della ditta che sta realizzando il Centro Oli.

Nessuna insinuazione, non che le due cose abbiano un nesso tra di loro. Ma rappresentano entrambe il segnale di una stessa brutta politica, che non fa bene il territorio.

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