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Fino a settembre a San Nicola saranno bruciate 120 tonnellate al giorno prodotte nel Materano: il provvedimento del presidente Pittella obbligato dalla situazione delle piattaforme

di ROCCO PEZZANO

POTENZA – Centoventi tonnellate di rifiuti, stipate sui camion, continueranno ad arrivare ogni giorno dal Materano nell’inceneritore ex Fenice. Per tutta l’estate, fino al 30 settembre prossimo.

Questo è quanto si legge in una delibera firmata dal presidente della giunta regionale della Basilicata, Marcello Pittella, il 29 giugno scorso.

Il flusso va avanti da molto tempo, e questa è solo l’ennesima proroga. Un atto obbligato data l’assenza di impianti capaci di smaltire i rifiuti prodotti nella provincia di Matera. E la legge n. 35 dell’anno scorso lo prevede espressamente all’articolo 1, là dove recita: «Sono ammesse destinazioni dei flussi di rifiuti urbani all’interno del territorio regionale in deroga alle pianificazioni di settore. Qualora si verifichino carenze nelle capacità di smaltimento e trattamento di rifiuti solidi urbani nei comprensori provinciali, la Provincia territorialmente competente provvede a modificare i flussi secondo i principi di prossimità, sussidiarietà e solidarietà tra i bacini di utenza, e se del caso, a ricorrere nell’ambito delle proprie competenze.  (…) Qualora la modifica dei flussi interessi il territorio di entrambe le Province, essa dovrà essere autorizzata dal presidente della giunta regionale d’intesa con i presidenti delle due Province».

Inoltre c’è una legge, la 6 del 2001, che demanda proprio al presidente della Regione l’adozione di provvedimenti straordinari e urgenti per situazioni come quella attuale.

Il territorio del Materano, dal punto di vista degli impianti di smaltimento, è oramai al lumicino. Se n’è avuta conferma nella riunione dell’Osservatorio regionale dei rifiuti tenutasi il 21 giugno scorso, alla quale erano presenti i presidenti delle due Province e i sindaci dei comuni interessati. Tutti hanno confermato l’emergenza in atto.

A Tricarico era prevista per gli inizi di giugno scorso la fine dei lavori dei nuovi impianti di vagliatura e biostabilizzazione della frazione umida. Ma ci sono dei ritardi «dovuti – si legge nel provvedimento – al fornitore degli impianti». Il gestore aveva dichiarato che l’attività sarebbe ricominciata esattamente oggi per 15 tonnellate al giorno per poi aumentare dal 25 luglio prossimo fino a 60..

Il deposito di Salandra è oramai spirato. Quello di Pomarico ha esaurito i volumi autorizzati. C’è l’assenso a un aumento di 50.000 metri cubi dal 2013, e il Municipio ha dichiarato che riprenderà in mano l’iter per le autorizzazioni ambientali del caso. La Regione Basilicata ha sospeso l’operatività della struttura di Pisticci l’8 aprile scorso (d’altronde, a bloccarlo ci aveva già pensato la capacità dello stesso impianto, oramai esaurita da febbraio).

Come se non bastasse, il 2 marzo scorso è stata chiusa anche la piattaforma di La Martella, a Matera, per «irregolarità nella sua gestione» rilevate dall’Ufficio compatibilità ambientale della Regione Basilicata. La Città dei Sassi, in attesa che siano ripristinata le corrette condizioni di esercizio (l’adeguamento dovrebbe concludersi entro il mese corrente, così come promesso dal Comune), non ha una struttura per lo smaltimento.

Una situazione al limite del collasso, in cui a funzionare è solo Colobraro che smaltisce circa 50 tonnellate al giorno (che, nella bella stagione, potrebbero toccare le 70).

Utilizzare le discariche della Provincia di Potenza, in questo momento, potrebbe saturarne le volumetrie e portare a una paralisi generalizzata in regione.

Dunque, la soluzione scelta nei lavori dell’Osservatorio rifiuti come più facile e sicura è continuare a portare i rifiuti solidi urbani nei forni della Rendina Ambiente. Troppo rischioso affidarsi all’ipotetica disponibilità proveniente dal potenziamento dell’impianto di Colobraro e dalla fine dei lavori a Matera.

Nel termovalorizzatore di San Nicola di Melfi – per inciso – è previsto anche il conferimento della frazione secca proveniente dalla piattaforma di Atella: in questo caso si diminuirebbe il carico per il “Rendina”. Che però potrebbe anche aumentare nel caso ci fosse una contingente «residua disponibilità di accumulo».

Se però Tricarico dovesse riprendere a funzionare, la Provincia di Matera potrà dimunuire il carico verso San Nicola di Melfi.

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