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Le ragioni dei prof in 8 punti: dal rafforzamento d’organico alla beffa dell’emigrazione nonostante i posti vacanti, lettera aperta di due insegnanti a nome di tutti quelli lucani a rischio “esilio”

«RAFFORZARE gli organici delle scuole della Basilicata, accorpando organico di fatto e organico di diritto; estendere il tempo pieno di tutti gli Istituti; potenziare gli organici del sostegno per i disabili e le offerte formative del potenziamento; lottare in modo robusto contro le piaghe della dispersione scolastica e dell’abbandono». E ancora «usare le risorse del Fondo Sociale Europeo, essendo ancora la Basilicata una Regione svantaggiata, per programmi di istruzione in deroga che coinvolgano non solo il sostegno ma anche le discipline comuni (diritto, economia, lingue, musica…), così come vuole la legge 107/2015»: sono alcune delle richieste con cui le docenti Antonietta Benedetto e Maria Carmela Galtieri, «a nome di “un robusto numero di docenti lucani”» concludono una lettera aperta in merito al trasferimento in altre scuole del Nord. Benedetto e Galtieri chiedono anche «di trasformare ore residue derivanti da organico di diritto in cattedre per assegnazione provvisoria, non permettendo ai presidi di assegnarle a docenti interni, poiché gli stessi arriverebbero ad avere più di 18 ore; di evitare classi super affollate; di evitare di farci prendere servizio in altre regioni per poi scoprire che ci sono posti nella nostra terra».
Rivendicando «le nostre radici» e «il nostro sogno tanto sudato e guadagnato come sempre ci distingue, nel rispetto della legalità», le due insegnanti parlano dei «soliti e ben noti paradossi all’italiana. Ci si laurea, si tentano vari concorsi e tra i tanti la scuola, per una generazione che chiamiamo “di mezzo” che nel corso di 20 – 15 anni, ha visto il proprio nome nelle graduatorie di mezza Italia nella speranza di “beccare” il ruolo. Ma il tempo passa, si diventa grandi e, seppure nella precarietà e nelle tante difficoltà, si pensa a mettere su famiglia o a rinunciare alla stessa perché genitori, ormai grandi e che hanno contribuito alla crescita professionale dei propri figli, hanno bisogno di cure e di assistenza».
«Nel frattempo – continua la lettera aperta – l’insegnante lucano è costretto dal “sistema” a giocarsi il posto in graduatoria: si apre l’asta dei corsi “acchiappa punti” e, non meno rilevante, si assoggetta al sistema scolastico paritario con grandi difficoltà che sono rese note ai tanti, nonché allo stesso Stato, un sistema che può solo garantire l’anno di servizio. Oltre al danno pure la beffa. Non riconosciuto dai meccanismi perversi della cosiddetta Buona Scuola di Renzi, ovvero riconosciuto per avere il contratto a tempo indeterminato ma poi, guarda un po’, non più valido ai fini della mobilità; l’insegnante lucano è ligio al rispetto della legge e si brucia anche questa possibilità che avrebbe potuto garantire il legame familiare».
E così «anni di sacrifici e spreco di risorse umane ed economiche miste alle tante rinunce che ciascuno di noi è stato costretto a fare sono schiacciati in un sol colpo; non considerati perché nel frattempo qualcuno ha provveduto a trasformarci in merce di scambio per volere del padrone. We have a dream – scrivono ancora Benedetto e Galtieri – e lo rivendicheremo con tutte le nostre forze perché tutelati dal principio costituzionale che afferma e vuole si renda sostanziale e, dunque di fatto la famiglia come fondamento del bene sociale e, che uno Stato di diritto che sostiene di rispettare gli enunciati della nostra Costituzione, non può non riconoscere».
Le due prof ricordano poi che «anche il presidente Mattarella ha espresso l’urgenza di non accrescere le disuguaglianze e l’impoverimento del Mezzogiorno d’Italia, suggerendo un’agenda di Governo con al centro il Mezzogiorno e la coesione nazionale. La Buona Scuola – aggiungono – siamo noi; a noi è affidato il compito di educare e formare le nuove generazioni nel rispetto della legge e dell’affezione al proprio territorio. Ogni giorno per noi è il risultato di soddisfazioni che vorremmo condividere nel tempo perché la continuità didattica, tutto il lavoro fatto con i nostri alunni non venga in un sol colpo spazzato via con la deportazione del 70% dei docenti di una Regione sempre posta a smembramenti familiari e territoriali. I nostri rappresentanti locali denunciano la piaga sociale del crollo demografico misto all’impoverimento delle nostre comunità, grazie alla costante emigrazione intellettuale della nostra terra tutto a vantaggio del Nord. Ma la denuncia – conclude la lettera – si concretizza nel fatto?».

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