X
<
>

Antonio Gaudiosi

Condividi:
2 minuti per la lettura

POTENZA – In due, che erano riusciti a farsi arrestare per spaccio di coca, a Melfi, anche durante il blocco della fase “calda” dell’emergenza covid, sono già tornati in libertà. Altri due invece, che per l’Antimafia sarebbero a capo di «una vera e propria associazione armata dedita al narcotraffico», basata sempre nella cittadina federiciana, sono stati trattenuti in carcere all’ultimo minuto. Ma contano di restarci ancora per poco.

E’ questo il frutto avvelenato del caso esploso nei giorni scorsi al primo piano del Palazzo di giustizia di Potenza, nelle stanze del Tribunale del riesame.

A scatenare la reazione a catena che ha portato all’annullamento di 4 delle 15 misure cautelari spiccate a giugno dal gip Ida Iura è stato il deposito con 24 ore di ritardo rispetto ai termini di legge, martedì, delle motivazioni dell’ordinanza con cui a luglio il Riesame, presieduto da Aldo Gubitosi e completato dalla relatrice Donata Di Sarno (arrivata soltanto da qualche mese in applicazione da Palermo) e da Maria Stante come giudice a latere, aveva confermato le 4 misure in questione. Quelle a carico dei presunti boss, il 38enne Antonio Gaudiosi e il 51enne Rocco Barbetta (tornato in libertà nel 2016 dopo aver finito di scontare una condanna a 26 anni di reclusione per un omicidio a Montescaglioso), e quelle a carico degli spacciatori con la mascherina anti-virus, il 22enne Cataldo Leuci e il 26enne Mattia Viglioglia. Tutti assistiti, inizialmente, dall’avvocato Giuseppe Colucci, a cui di recente si è affiancato anche Dino Di Ciommo per la difesa di Gaudiosi.

A dare atto del ritardo nel depposito era stato, poche ore dopo, lo stesso Riesame, ma in diversa composizione, col presidente Aldo Gubitosi affiancato da Federico Sergi e Sabino Di Gregorio. Al momento della notifica della dichiarazione di inefficacia delle misure cautelari in essere nei confronti dei 4, tuttavia, Gaudiosi e Barbetta, detenuti in carcere e già gravati da una condanna non definitiva a 2 e 4 anni di carcere per tentata estorsione su una ditta di pale eoliche, si sarebbero visti consegnare un nuovo decreto di fermo a firma del pm Gerardo Salvia. Così a tornare a piede libero sono stati soltanto Viglioglia e Leuci.

Ieri di fronte al gip Rosa Verrastro c’è stata l’udienza sulla richiesta di convalida del fermo avanzata dal pm. Il risultato è stato il rigetto della convalida per mancanza del pericolo di fuga, ma la contestuale emissione di una nuova ordinanza di custodia in carcere, che è prevista dal codice, per sanare situazioni di questo tipo, soltanto in casi di «eccezionali esigenze cautelari specificamente motivate». Nei prossimi giorni, quindi, è probabile che i legali di Gaudiosi e Barbetta si rivolgano ancora al Riesame per contestare l’esistenza delle «eccezionali esigenze cautelari» in questione.

L’8 ottobre tutti gli altri indagati nell’ambito dell’inchiesta Rewind dovranno comunque comparire a Potenza per l’inizio del processo col giudizio immediato.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE