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L’auto di Salvatore Laspagnoletta

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POTENZA – «Laspagnoletta si è spostato nell’opposta corsia di marcia» e ha investito «a 65 chilometri all’ora due persone che si trovavano da tempo nella strada e che potevano essere tranquillamente evitate».
E’ quanto sostiene la contro-perizia depositata ieri mattina nel processo a carico del 30enne melfitano Salvatore Laspagnoletta per la morte di Fabio Tucciariello, 39enne ultras del Rionero investito assieme a un amico dalla Punto di Laspagnoletta nel tratto di strada di fronte allo scalo di Vaglio. Durante il tragico assalto di un gruppo di tifosi rioneresi ai rivali melfitani, lungo il tragitto per seguire la loro squadra del cuore.

A produrre la controperizia è stato il difensore dei familiari di Tucciariello, l’avvocato Donatello Cimadomo, per replicare alle conclusioni della consulenza che era stata affidata all’ingegnere Gianluca Cuomo, subito dopo il fattaccio, dai titolari dell’inchiesta: il procuratore aggiunto Maurizio Cardea e il pm Antonio D’Antona,
Per Cuomo, infatti, non vi sarebbero elementi per «individuare la volontà cosciente» di Laspagnoletta «di arrecare danno ad altri utenti della strada». Inoltre si sarebbe in presenza «di chiarissimi segni di aggressione alla vettura e degli occupanti (Laspagnoletta più altri due amici, ndr) da parte di soggetti esterni, caratterizzata da almeno una decina di colpi inferti con media ed elevata violenza». Da ultimo andrebbe considerato che un’inversione di marcia per evitare i «potenziali assalitori» avrebbe «comunque probabilmente messo a repentaglio l’incolumità dei tre occupanti del veicolo».

Di avviso parzialmente diverso, quindi, l’ingegner Filippo Begani, che «per quanto osservato» ha dichiarato «del tutto incompatibile la dinamica dichiarata dal signor Salvatore Laspagnoletta con le risultanze tecniche, le lesioni riportate dal signor Tucciariello e lo stato dei luoghi».
La questione è destinata ad essere affrontata, con ogni probabilità, il prossimo 6 aprile quando il difensore di Laspagnoletta, l’avvocato Gerardo Di Ciommo, ha già annunciato l’intenzione di formalizzare la richiesta di rito abbreviato.

A quel punto toccherà all’accusa trarre le conclusioni sciogliendo la riserva anche sulle due accuse alternative che al momento vengono contestate , al 30enne melfitano per lo stesso fatto: omicidio e lesioni volontarie o colpose. Un’imputazione alternativa che nasce proprio dai dubbi sulla ricostruzione dell’accaduto, dopo che la consulenza Cuomo ha escluso accelerazioni o sterzate “killer” da parte della Punto di Laspagnoletta, e ha evidenziato la presenza sul veicolo di segni evidenti di una pioggia di colpi inferti con oggetti contundenti di vario tipo dai tifosi Vultur.

Di qui la formulazione di un secondo capo d’imputazione in cui il fulcro delle contestazioni al 30enne melfitano è rappresentato dalla violazione colposa di «alcune disposizioni del codice della strada (… in tema di rispetto sia della traiettoria da seguire col mezzo sia della prescrizione del limite di velocità in quel tratto stradale, pari a 30 chilometri all’ora, dal momento che procedeva a una velocità tra i 40 e i 50 chilometri all’ora)», nel tentativo di «oltrepassare l’assembramento di persone nel frattempo creatosi sulla sede stradale», e nella mancata inversione del senso di marcia da parte dell’auto di Laspagnoletta, non appena gli si sono materializzati davanti i tifori bianconeri, «come invece facevano altri conducenti delle automobili che lo seguivano, appena notato l’ostacolo frappostosi sulla strada».

Nell’udienza di ieri il gup Valentina Rossa ha accolto la richiesta del legale di Laspagnoletta di acquisire messaggi e intercettazioni telefoniche che hanno permesso di ricostruire i piani per l’assalto alle auto dei tifosi del Melfi da parte degli ultras della Vultur Rionero.
In particolare gli elementi raccolti dagli investigatori per individuare e arrestare, a luglio dell’anno scorso, i 16 ultras allontanatisi prima dell’arrivo delle forze dell’ordine dal luogo del fattaccio, davanti allo scalo ferroviario di Vaglio. A differenza dei 25 rimasti a vegliare la salma di Tucciariello, che vennero fermati e arrestati seduta stante.

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