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Francesco Fanelli (Lega), assessore regionale all'Agricoltura e vicepresidente della Giunta

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POTENZA – Bisogna ringraziare il personale sanitario della Basilicata se errori del governo come quello commesso con i richiedenti asilo bengalesi inviati in regione non hanno scatenato una psicosi. Un caso tanto più assurdo se si pensa che al governo ci sono due ministri lucani.
Ne è convinto il vicepresidente della giunta regionale, il leghista Francesco Fanelli.

Assessore, dopo il focolaio bengalese scoperto tra Potenza e Irsina la Lega ha proposto una mozione che impegna la giunta a chiudere i centri di accoglienza. Poi ha prevalso la linea del governatore Bardi che ha chiesto controlli più efficaci. Basterà?
«Partiamo dal presupposto, che non siamo contro l’immigrazione. Siamo contro l’immigrazione incontrollata. Il governo ha proibito l’ingresso in Italia di persone provenienti da alcuni paesi ma ha consentito lo sbarco, ad esempio, di questi cittadini del Bangladesh, mettendo a rischio la salute degli italiani. E’ inconcepibile che siano stati smistati all’interno del territorio senza aver effettuato le profilassi necessarie per accertare se ci fosse o meno il virus tra loro. Oggi il presidente ha spiegato di aver chiesto in maniera chiara al Ministero di impedire che si ripetano casi simili, e di svolgere delle profilassi adeguate a Lampedusa. I tamponi fatti in Basilicata andavano fatti lì. C’è una chiara responsabilità del governo sull’accaduto».

Parliamo anche dei ministri lucani Luciana Lamorgese e Roberto Speranza?
«Fa effetto pensare che ci siano due ministri lucani, all’Interno e alla Sanità, e avvenga questo in Basilicata. Si stanno vanificando tutti gli sforzi fatti dal governo regionale e dai lucani, che oltre a chiudere le attività a lungo non hanno potuto nemmeno visitare i loro cari. Siamo alla frutta. Imponiamo limitazioni per i nostri cittadini e nel frattempo dislochiamo sul territorio immigrati che vengono da zone rosse come il Bangladesh».

Come risponde a chi all’interno della maggioranza, mi riferisco al consigliere forzista Enzo Acito, ha denunciato il tentativo di scaricare su terzi «la nostra incapacità – testuali parole – di governare il processo» trasformandolo in un problema di «colore della pelle»?
«Di fronte a quello che è appena accaduto non si deve parlare di razzismo o colore delle pelle. E’ una questione di salute e sicurezza dei cittadini che il governo non ha saputo gestire. Peraltro in un momento nel quale, promuovendoci come regione “covid free”, stavamo lentamente ripartendo a livello turistico e di tutto il sistema dell’ospitalità, dei ristoranti eccetera. Per fortuna a scongiurare la psicosi ci sono i nostri presidi sanitari che sono stati tempestivi nell’individuare questi casi, e a metterli in quarantena».

A proposito, negli ultimi giorni la procura di Potenza ha impresso un’accelerazione nell’inchiesta sulla morte del giornalista potentino Antonio Nicastro e la gestione dei tamponi durante la prima fase della crisi sanitaria, quando scarseggiavano anche in Basilicata. Lei quante volte lo ha fatto?
«Da avvocato, per deformazione professionale, non mi esprimo senza vedere le carte. Ho massima fiducia nella magistratura che deve fare chiaramente il suo lavoro. Io comunque ho fatto un solo tampone dopo essere entrato in contatto con persona risultata positiva. Ma se uno svolge un ruolo a contatto con tanti cittadini ritengo che il tampone sia una tutela non solo per la persona, ma anche per la comunità con cui quella persona interagisce quotidianamente. Se io fossi stato positivo e avessi propagato ulteriormente il virus avremmo avuto un doppio danno».

Che bilancio fa di questo primo anno del centrodestra alla guida della Regione?
«Finalmente una nuova forza di governo dopo 20 anni ininterrotti di centrosinistra. Chiaramente non è stato un approccio semplice, in un anno caratterizzato da un’emergenza covid, inaspettata e inimmaginabile. Sulla gestione di questa emegenza, però, ci siamo distinti tra i migliori, se non proprio come i migliori in assoluto a livello nazionale. E di questo va fatto un grande ringraziamento a tutti i lucani che hanno rispettato le disposizioni, a volte anche molto stringenti, nazionali e regionali. Abbiamo iniziato a dare segnali importanti come l’avvio dei concorsi. Nel mio dipartimento abbiamo fatto partire una serie di azioni di sburocratizzazione ed efficientamento della macchina amministrativa. Non bisogna trovare scuse ma abbiamo trovato un bilancio con un deficit di 200 milioni di euro. Quindi adesso siamo qui a cercare soluzioni e dare risposte concrete ai lucani».

A settembre un lucano su quattro andrà a votare per rinnovare sindaci e consigli comunali di 22 centri tra i più importanti della regione. Quanto peserà sul voto il giudizio dei cittadini sull’amministrazione regionale, e sull’amministrazione regionale il risultato degli scrutini?
«Il voto è senz’altro importante e potrà darci indicatori. Però bisogna distinguere l’elezione comunale e quella regionale. In molti casi sono presenti liste civiche e io penso che cittadini valuteranno l’operato degli attuali amministratori e di chi propone un modello diverso. Senza pensare alla Regione. E’ un voto importante sì, ma va contestualizzato».

Ha sentito le critiche dell’ex segretario regionale della Lega Basilicata, Antonio Cappiello, per cui a Matera per l’inaugurazione della sede provinciale della Lega con Matteo Salvini, la scorsa settimana, ci sarebbero stati troppi potentini?
«La Lega è una, unita e compatta. E’ un fatto oggettivo che l’anno scorso sono stati eletti 5 consiglieri regionali in provincia di Potenza e uno solo in provincia di Matera. Ma noi guardiamo a tutta la Regione al di là della provenienza di ogni singolo consigliere. Per questo è importante l’impegno di ognuno di noi nelle amministrative di Matera e degli altri comuni che andranno al voto».

Sindacati, Confindustria e organizzazioni datoriali, anche di agricoltori, di recente hanno lanciato un “ultimo appello” all’amministrazione regionale perché apra il confronto sul tanto atteso piano strategico regionale, per passare dalla gestione dell’emergenza al rilancio della Basilicata. Non pensa che se si mantengono i ritmi visti in questi mesi si rischia di arrivare in ritardo all’appuntamento?
«In questi mesi sono adottati molti provvedimenti, tra bandi e aiuti a fondo perduto. Ora da Bruxelles abbiamo appena ottenuto l’autorizzazione a utilizzare il 2% delle somme non impegnate del Programma di sviluppo rurale per l’emergenza covid. Soldi per per aiutare chi ha dovuto affrontare la chiusura dell’attività, come gli agriturismi e le fattorie didattiche, e chi ha subito danni più in generale. All’Agricoltura abbiamo un tavolo permanente con le organizzazioni, che di volta in volta è integrato in base all’argomento. Si è intervenuti in un momento così difficile e adesso è indispensabile un confronto sulle azioni programmatorie. Certo. Però ci siamo. Io ad esempio domani ho un tavolo con le organizzazioni per discutere di alcune misure di breve e di lungo periodo».

Come giudica il piano di investimenti infrastrutturali annunciato nelle scorse settimane dal governo coi fondi che l’accordo dell’altra notte a Bruxelles tra i capi di governo dell’Unione pare aver assicurato all’Italia?
«Le infrastrutture sono un tema fondamentale per la Basilicata. La loro carenza è un dato oggettivo e investire è un obiettivo imprescindibile per creare sviluppo nella nostra regione».

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