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Antonio Tisci

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POTENZA – Si annuncia battaglia legale sul caso del direttore generale dell’Arpab, Antonio Tisci, sospeso dall’incarico dopo la denuncia per violazione dell’isolamento domiciliare dai carabinieri del Nas, per essere andato in ufficio nonostante la positività al covid 19.

È questo il senso delle cautele con cui nelle ultime ore si stanno muovendo gli uffici regionali, dopo l’avvio delle procedure per la revoca dell’incarico al dg. Al centro della contesa, come sempre in questi casi, ci sono le norme che regolano i rapporti di lavoro, e l’organizzazione di un ente come l’Arpab.

Nella sua legge istitutiva, infatti, si parla esplicitamente di risoluzione del rapporto di lavoro del direttore generale in caso di «gravi e reiterate violazioni di leggi o del principio di buon andamento e di imparzialità dell’amministrazione».

Di fronte alla commissione disciplinare convocata sabato sera per affrontare il caso, tuttavia, Tisci avrebbe sostenuto di essere andato una sola volta in ufficio dopo essere risultato positivo al test rapido effettuato mercoledì scorso. Quando è stato scoperto dai carabinieri del Nas avvisati da una segnalazione. Pertanto sulla reiterazione delle violazioni ci sarebbe da discutere.

Nel suo contratto di lavoro, tuttavia, si fa riferimento anche in maniera più generica a una «giusta causa», da interpretarsi secondo la consolidata esperienza giuridica in materia.

È probabile, quindi, che se alla fine licenziamento sarà, come pare quasi certo, è a questa «giusta causa» che verrà fatto riferimento. Fermo restando che per la definizione corretta della procedura bisognerà attendere le controdeduzioni di Tisci, e poi emettere un provvedimento che ne tenga conto con una motivazione esaustiva. In caso contrario il direttore generale avrebbe gioco facile a ottenere dal Tribunale l’annullamento del licenziamento e il reintegro al suo posto. Magari con un cospicuo risarcimento a corredo.

Contattato dal Quotidiano del Sud, Tisci non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Intanto in Regione l’atmosfera resta pesante, anche perché le intemperanze del dg erano note.

A dicembre del 2020, ad esempio, avevano fatto scalpore certe sue affermazioni sui social in cui metteva in dubbio l’efficacia dei vaccini e la bontà della campagna vaccinale («cosa lo facciamo a fare se non sappiamo se rende immuni?»). Parole a cui replicò il governatore Vito Bardi spiegando di non condividere e di aver «precisato per il futuro, al diretto interessato, di astenersi da queste considerazioni che sono più di livello politico e non appartengono a chi è un rappresentante delle istituzioni».

«Chi è un rappresentante delle istituzioni deve svolgere un ruolo compatibile al mandato ricevuto». Queste erano state le dichiaraziioni del governatore, che però aveva confermato la sua fiducia al neo dg, confidando in una correzione di rotta («A volte si può anche eccedere ma l’importante è tornare sui binari della correttezza»). Fiducia che a distanza di poco più di un anno, per il governatore, sarebbe stata probabilmente malriposta.

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