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POTENZA – Salgono a 11 su 12 i bengalesi in isolamento nel centro di accoglienza di Irsina positivi al Covid 19. Ma a preoccupare è la notizia del contagio di una donna nigeriana che faceva le pulizie nei locali occupati da questi ultimi e, allo stesso tempo, in quelli dove vivono una cinquantina di altri ospiti di Villa Signoriello. Tutti richiedenti asilo e di varie nazionalità, che in parte sarebbero rientrati soltanto nelle ultime ore dai luoghi più disparati. Chi dai campi dove sono iniziate le attività di raccolta di frutta e ortaggi. Chi da paesi e città vicine, dove per “alzare” qualche euro basta stazionare all’ingresso di un supermercato.

IL BOOM DI CONTAGI DALL’ESTERNO NEGLI ULTIMI GIORNI

Resta tesa l’atmosfera attorno ai focolai di covid 19 scoperti nei centro di accoglienza di Potenza e Irsina, dove la scorsa settimana sono arrivati una settantina di cittadini del Bangladesh sbarcati all’inizio del mese a Lampedusa, dopo aver attraversato il Mediterraneo su un barcone partito dalla Libia.
A turbare il sonno di tanti, però, restano anche gli ultimi due casi scoperti ad Avigliano e ad Atella. In particolare il primo, che è quello del 29enne rientrato a casa nei giorni scorsi da Bologna, dove lavora in un polo logistico colpito da diversi contagi tra i suoi dipendenti. Dopo essere stato rassicurato dall’esito fuorviante di un test rapido.
Ieri sono stati eseguiti ulteriori prelievi ai familiari dell’uomo, che soltanto lunedì sera ha saputo dell’esito, positivo, del tampone “tradizionale” effettuato prima di partire, più per scrupolo che per altro.
Depistato dal test rapido, infatti, il 29enne non avrebbe esitato a salutare amici e parenti, e tra sabato e domenica si sarebbe intrattenuto anche in alcuni dei locali più affollati dai tiratardi della zona di Avigliano e non solo, a San Nicola di Pietragalla.
Restano incerti, tuttavia, i tempi per conoscere il risultato dei tamponi effettuati a questi amici e parenti (per lo più nelle contrade di Badia e Possidente), oltre che ai dipendenti di uno dei locali dove aveva fatto serata con alcuni coetanei. Col rischio che le relative comunicazioni, e l’adozione di eventuali contromisure, vengano rinviati ancora una volta all’inizio della prossima settimana. Sempre a causa del ripristino dei turni di riposo dei laboratori di microbiologia, a servizio della macchina lucana dell’emergenza, disposto dalla fine della fase “calda” della crisi.
Ieri a far suonare un ulteriore campanello d’allarme c’ha pensato anche il sindaco di Atella, Gerardo Petruzzelli, che ha voluto precisare alla Tgr le circostanze della positività di un settantenne, che non sarebbe stata scoperta al suo ritorno da un ricovero all’ospedale di Foggia (come era stato inizialmente comunicato). Motivo per cui resta avvolta nel giallo l’origine del contagio e sono stati già disposti tamponi sui familiari del paziente “1” per capire se ci si trova di fronte a un nuovo focolaio autoctono, il primo dopo settimane di casi di importazione.
Buone notizie, invece, da Colobraro, dove sono risultati negativi al virus la figlia di 11 mesi della coppia di indiani da tempo stabilitasi in paese e rientrata la scorsa settimana da un viaggio in patria. Come pure da Policoro, dove sono risultati negativi i datori di lavoro ed i colleghi della donna bulgara risultata positiva nei giorni scorsi, dopo il suo ritorno in paese, e da Moliterno, dove l’amministrazione ha reso noto che il virus non avrebbe attecchito nella famiglia dell’imprenditore rientrato una settimana fa dall’Emilia Romagna.
Da registrare, invece, sul fronte istituzionale l’apertura del prefetto di Matera, Rinaldo Argentieri, al trasferimento dei migranti bengalesi ospitati a Irsina, dopo la presa di posizione del sindaco, Nicola Morea, che ha ordinato il blocco totale in entrata e in uscita da Villa Signoriello. Anche di quanti sono risultati negativi al tampone e degli altri richiedenti asilo, che vi dimorano.
Al termine di una riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, Argentieri ha sottolineato che «vi sono criticità» legate anche alla «non comunicabilità con l’esterno» degli ospiti del centro, sottolineando lo sforzo che le forze dell’ordine stanno facendo per tenerlo isolato.
Non è chiaro, tuttavia, quale potrebbe essere la destinazione dei migranti risultati positivi. E non è passata inosservata, ieri a Matera, l’assenza in prefettura della Regione Basilicata, che avrebbe potuto dare risposte sul punto. A partire dallo stato dei lavori necessari per l’accoglienza negli ospedali da campo arrivati nei mesi scorsi da Qatar a Matera e Potenza.
Sui focolai bengalesi scoperti in Basilicata ieri è tornato a farsi sentire anche Mario Guarente, sindaco di Potenza, dove sono ospitati, in due strutture, 26 richiedenti asilo positivi.
«Non sappiamo quali saranno le ripercussioni» ha dichiarato Guarente puntando il dito contro il governo. «Stiamo valutando delle azioni legali da intraprendere nei confronti dei responsabili».

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