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L'ospedale Madonna delle Grazie di Matera

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MATERA – «Non esiste solo il Covid, in Basilicata ci sono centinaia di malati cronici e cittadini bisognosi di una diagnosi, costretti ad attendere mesi per un esame (anche una banale Tac); senza parlare degli interventi, quasi tutti paralizzati, anche quelli già in calendario».

A denunciarlo sono Maria Antonietta Tarsia e Nicola Viggiano, presidente e segretario regionale di Cittadinanzattiva-Tribunale dei diritti del malato, letteralmente assediati dalle telefonate di protesta di cittadini allarmati per questo stato di cose, soprattutto nel territorio di competenza dell’Azienda sanitaria materana. «Non ci risulta che al San Carlo vada molto meglio -insistono Tarsia e Viggiano- tra reparti accorpati e servizi ridotti, ma la situazione negli ospedali del Materano è drammatica».

Eppure basterebbe organizzarsi meglio, per poter sopperire abbastanza rapidamente ai bisogni di salute dei cittadini. «Certo -conferma Tarsia- perché i reparti destinati ai malati di Covid devono marciare in modo autonomo rispetto agli altri, non ne possono condizionare l’attività; altrimenti un paziente oncologico in attesa di un’esame diagnostico o di un intervento, in alcuni casi salvavita, rischia di morire nell’attesa. So di interventi già calendarizzati su pazienti oncologici, poi rinviati all’ultimo giorno; questo non è assolutamente tollerabile».

La situazione, pur sempre drammatica, varia da ospedale ad ospedale: «Questo è un altro paradosso -spiegano i rappresentanti di Cittadinanzattiva e Tdm- perché qualcuno dovrebbe chiarirci come mai l’interventistica di Otorino è ferma a Matera, con i medici che si guardano in faccia a braccia conserte, e si avviano i pazienti a Policoro, dove invece si opera. L’Oculistica è inspiegabilmente ferma, per un intervento di cataratta si deve attendere mesi, pur trattandosi di pazienti che non vedono bene ed hanno una pessima qualità della vita, in quando impossibilitati a fare tante cose. Non è urgenza nello stretto senso del termine, ma è comunque un intervento rispetto al quale non si può attendere mesi. Qui -affonda la presidente del Tdm- siamo al punto che interventi calendarizzati nel 2019 sono saltati al 2020 e poi al 2021. Si calpesta la dignità delle persone».

Anche per un semplice esame del sangue ci si deve rivolgere altrove: «Certo -insistono Tarsia e Viggiano- perché da 120 prelievi al giorno si è scesi al massimo a 40, perché si devono impedire gli assembramenti, che poi si fanno “regolarmente” alle macchinette del caffè ad esempio; basterebbe dilatare l’orario dalle 11 alle 12.30 e si riuscirebbe a fare il doppio dei prelievi: invece no, quindi si costringe la gente a rivolgersi ai laboratori privati, dove spesso la situazione sfugge al controllo, senza contare che non tutti hanno la possibilità di pagare i maggiori costi. Nel pubblico ci sono i calendari tutti bloccati (quando per legge non si potrebbe) e si va a prenotazione, in base alla voce “urgente” e non in tutti gli ospedali (a Tinchi no a Policoro sì), che il medico di famiglia appone alla richiesta, o, ancora peggio, al “favore” che si fa tra i professionisti; la visita è un dovere, non si deve chiedere per favore». Così facendo, tra l’altro, come rimarca Tarsia, si incentiva l’intramoenia e le visite a pagamento che comunque vengono regolarmente effettuate.

«Allora si deve concludere che la sanità pubblica in Basilicata non c’è più -proseguono i due rappresentanti- schiacciata dal Covid, a tutto vantaggio del privato. Così non può funzionare, serve maggiore organizzazione per ridare al Cup ed alla sanità pubblica il suo ruolo prevalente». Quindi, un’altra nota dolente, ovvero i pasti negli ospedali: «Sto ricevendo decine di telefonate al giorno di persone che piangono, perché sono ricoverate senza il conforto dei familiari e senza poter consumare un pasto decente, tutti si lamentano della qualità del cibo somministrato. -denuncia Tarsia- A Policoro si cucina in loco solo sabato e domenica, tutti gli altri giorni i pasti in ospedale arrivano da Matera e lascio immaginare in che stato. Una situazione già denunciata da Cittadinanzattiva nel giugno scorso, che di fatto non è stata mai affrontata e risolta in modo organico».

Infine, Tarsia torna ad insistere sulla necessità che la Asm abbia un Direttore generale, anche per poter affrontare queste criticità: «Non è tollerabile che da circa due anni si gestisca un’azienda sanitaria con un facente funzioni, che per sua stessa natura si dovrebbe limitare all’ordinario e nel periodo di transizione. Un limbo che sta durando davvero troppo e le conseguenze si vedono ogni giorno».

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