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Il Distretto sanitario di Policoro, individuato dalla Regione come punto di riferimento dell’area jonica

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POLICORO – Per i sanitari del Punto vaccinale di via Moncenisio, al distretto di Policoro, è stato un fenomeno inatteso e per certi versi imprevedibile, quello di vedere decine di cittadini fragili provenienti dalla vicina Calabria jonica, regolarmente prenotati sulla piattaforma, presentarsi per ricevere la prima dose.

È avvenuto giovedì mattina, primo giorno di attività del presidio, dove in tanti sarebbero arrivati addirittura insieme, con piccoli bus. In poche ore, i cittadini calabresi vaccinati sono arrivati a 70, a cui si sono aggiunti di pomeriggio anche i primi fragili lucani della zona jonica.

La notizia, che ha fatto storcere il naso a qualcuno, è in effetti un segnale che il Punto vaccinale di Policoro va rafforzato con personale e dosi, visto che rappresenta un riferimento anche per l’Alto Cosentino.

La ragione di questa affluenza, è stata spiegata ieri ai microfoni della Tgr dal capo della task force regionale Ernesto Esposito: «È un fenomeno possibile -ha detto- perché la piattaforma di Calabria e Basilicata è unica, dunque un cittadino fragile residente nell’Alto Cosentino, quando prenota la vaccinazione, può indicare il Punto vaccinale di Policoro, se è più vicino e facilmente raggiungibile rispetto a quello individuato nella sua regione e nella sua provincia.

Del resto -ha concluso- siamo tutti cittadini italiani». Esposito ha rassicurato quanti si preoccupano, per il rischio che i vaccini finiscano, anche alla luce di queste somministrazioni da fuori regione: «Questo rischio non c’è, i vaccini saranno garantiti a tutti gli aventi diritto», ha precisato.

Non sono dello stesso avviso, il segretario e la presidente regionale di Cittadinanzattiva-Tdm, Vito Pelazza e Maria Antonietta Tarsia, che hanno ricevuto decine di telefonate di reclamo e protesta, per quanto avvenuto a Policoro: «Non è accettabile -hanno commentato Pelazza e Tarsia- che i cittadini fragili lucani non riescano a prenotarsi, perché la piattaforma non li riconosce come tali, e poi coloro che vengono da altre regioni si possano presentare in massa. Questo è il segnale che il sistema lucano, tanto lodato dal presidente Bardi, non funziona affatto.

Ci dovrebbero spiegare perché coloro che hanno avuto di recente l’esenzione, quindi riconosciuti come fragili, non vengono accettati dal sistema, che evidentemente non è aggiornato; perché i malati psichiatrici non vengono riconosciuti e non possono prenotare? -si chiedono ancora Tarsia e Pelazza- Ancora, perché i conviventi e gli accompagnatori di persone riconosciute come fragili, non vengono accettati dalla piattaforma per prenotarsi?

Questi sono i veri problemi del sistema Basilicata -rimarcano- su queste criticità occorre intervenire subito. Invece ci troviamo di fronte a un assessore regionale alla Sanità (Rocco Leone ndr), che pur essendo di Policoro, non era a conoscenza del fatto che i cittadini calabresi potessero vaccinarsi da noi.

Nel distretto di Policoro operano tre medici e quattro infermieri, che con questi ritmi vanno molto in affanno, dovendo coprire anche la Calabria jonica. Non è vero che la piattaforma di Basilicata e Calabria è unica, perché ogni regione ha il suo sistema di prenotazione e vaccinazione; la Basilicata ha tanti problemi, altro che modello, come sbandiera il presidente Bardi.

Una regione che ha gli abitanti di un rione di Napoli o Roma, doveva essere fiore all’occhiello dal primo giorno, invece le cose che non funzionano sono davvero tante. Sarebbe ora che il presidente Bardi -affondano Pelazza e Tarsia- uscisse dalla sua stanza e iniziasse girare per i Punti vaccinali delle periferie; solo così potrebbe verificare davvero ciò che funziona e ciò che non va. È facile parlare di regione modello, stando seduti sulla poltrona».

Quindi la bordata per Esposito e Leone: «Si devono dimettere -concludono Pelazza e Tarsia- perché non sono in grado di gestire il sistema dei vaccini e la piattaforma regionale va aggiornata subito, per includere tutti i reali fragili, con i loro congiunti o chi li accudisce. Solo allora la piccola Basilicata sarà un modello».

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