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POTENZA – Tre punti nascita su 5 sotto la soglia dei 500 parti all’anno prevista a livello nazionale. Ma anche punti nascita che chiudono per l’impossibilità di garantire la continuità assistenziale, come avvenuto nel giorno di San Silvestro a Melfi, dove l’unico medico effettivo del reparto di pediatria si è assentato all’improvviso per malattia.

Non accenna a diminuire la crisi della natalità in Basilicata. Vuoi per il dato demografico, in linea col declino che da anni si regista anche a livello nazionale, vuoi per quello sanitario che rende ancora più problematici i sempre più rari nuovi arrivi.

È quanto emerge da una ricognizione dei primi numeri, non ancora ufficiali, dei nati nell’anno che si è appena concluso: 3822 contro i 3985 del 2018.

In attesa delle rilevazioni dell’Istat a livello nazionale, dopo le previsioni che indicavano il calo atteso tra il 5 e il 7%, spicca il -7,48% registrato all’ospedale Papa Giovanni Paolo II di Policoro, dove i fiocchi rosa e azzurri sarebbero scesi da 535 a 495.

Il centro sul Mar Ionio entrerebbe così, a sorpresa, nel novero di quel 9% di punti nascita sparsi in tutta Italia, che non rispettano la soglia dei 500 parti all’anno, considerata il minimo dalle linee guida ministeriali per garantire un “allenamento” costante delle equipe mediche incaricate di assistere le partorienti. Lì dove si trovano già, da anni, il punto nascita di Melfi, fermo a 379 parti, e, da qualche tempo, anche Lagonegro, sceso da 494 a 476.

A preoccupare c’è poi la possibile concomitante assenza di una serie di altri servizi, che andrebbero comunque assicurati al percorso nascita per mettere il ministero in condizioni di concedere una deroga alla soglia dei 500 parti.

Nell’anno che si è appena concluso, infatti, l’interruzione temporanea del servizio di trasporto d’emergenza per le partorienti e per i bimbi ha messo “fuori legge” anche il punto nascite di Matera, oltre a quelli di Lagonegro, Melfi e Policoro, dal momento che in caso di complicazioni non ci sarebbe stata la possibilità di farli arrivare in sicurezza nell’unico centro regionale attrezzato per gestire le emergenze più pericolose.

A un certo punto, poi, si è fermata anche la terapia intensiva neonatale del San Carlo di Potenza, per la concomitante assenza di 5 neonatologi su 6. Così le partorienti “problematiche” sono state trasferite fuori regione. Infine, il 31 dicembre, si è creata l’ultima emergenza all’interno dell’ospedale di Melfi con la deviazione delle partorienti su Potenza per l’assenza per malattia del primario di pediatria, che è anche l’unico medico in servizio permanente, e l’indisponibilità dei colleghi che nei giorni normali dell’anno arrivano in prestito da aziende sanitarie di fuori regione, attratti dalla maggiore retribuzione oraria riconosciuta per quei turni di straordinario.

Oggi la situazione potrebbe rientrare. Ma è evidente che anche per un lucano come il ministro della Sanità Roberto Speranza da domani sarà comunque più complicato concedere una deroga per mantenere aperto il punto nascite della cittadina federiciana.

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