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POTENZA – «Anche la Regione Basilicata si prepara alla grave emergenza epidemiologica derivante dalla pandemia in atto da Covid-19»: il presidente della IV Commissione Politiche Sociali, Massimo Zullino, ieri ha comunicato che «valutato l’assetto delle strutture sanitarie presenti sul territorio, dopo il Dea di I livello “Madonna delle Grazie” di Matera e il Dea di II livello “San Carlo” di Potenza, l’ospedale San Francesco di Venosa è stato valutato positivamente per l’apertura di un nuovo reparto di malattie infettive, branca medica considerata di alta specializzazione, poiché la struttura di fatto ancora permette l’utilizzo delle stanze al ricovero dei pazienti».

Zullino spiega che «con l’istituzione dell’Unità di Crisi e le conseguenti attività di monitoraggio, si prende atto che Venosa risulti essere la sede dal punto di vista tecnico-logistico migliore per la creazione del reparto malattie infettive. Ora che siamo nei giorni della crisi sanitaria più nera, ogni utile iniziativa tesa a garantire la tutela e la salute dei pazienti, come la riapertura dell’ospedale di Venosa, è finalizzata al non trovarsi impreparati qualora l’epidemia possa intensificarsi sul nostro territorio regionale. Il nosocomio venosino sarà un centro di accoglienza e cura dei pazienti affetti da coronavirus».
«Avere una struttura pubblica disponibile in poco tempo è una rassicurazione per tutti i lucani. Stiamo lavorando affinché la Basilicata possa ridurre ai minimi termini il contagio e dare il massimo supporto ai contagiati», continua il dg Esposito del Dipartimento Salute.

«È prevista una capienza di 100 posti letto per il nuovo reparto, che in questo momento sono una primaria necessità per far fronte all’emergenza, oltre che ad essere una valida e lungimirante risposta proiettata anche al futuro. Non è possibile prevedere lo stato di avanzamento e durata del coronavirus, quindi oltre ad essere una garanzia per i cittadini lucani di immediata cura al contagio, la riapertura dell’ospedale oraziano e la disponibilità dei 100 posti letto, rappresenterebbero un’ occasione unica per il rilancio dell’intero comparto sanitario e un’iniezione di fiducia e di speranza per un’area della Basilicata da troppo tempo in sofferenza per le tante spoliazioni subite», dichiara l’assessore alle Infrastrutture e Trasporti, Donatella Merra.

«Grande solidarietà e piena collaborazione al presidente della Regione Basilicata, il Governatore Vito Bardi, che sin dal primo momento, ha gestito l’emergenza nel migliore dei modi, non sottraendosi al proprio dovere, bensì anticipando quelle che solo ora si sono dimostrate essere le misure di contenimento al coronavirus», sottolinea Zullino, che infine con Merra ringrazia «tutti i cittadini che hanno compreso la necessità di tendere la mano ed ogni giorno danno il loro piccolo contributo collaborando a seguire le norme di contenimento del virus. Il nostro invito è quello di restare uniti; ormai l’emergenza ha raggiunto livelli preoccupanti e non è più tempo di discutere o creare sterili polemiche. Serve maturità e un forte senso di responsabilità perché si deve pensare come una unica comunità e non altro. Dobbiamo essere in questo momento, in particolare, uno l’esempio dell’altro».

«Tutti siamo chiamati a fare una scelta: collaborare», conclude Zullino.

E Venosa in mattinata aveva risposto, dicendosi «pronta a collaborare», pur rilanciando con «soluzioni alternative». Venerdi mattina, nella sede del Dipartimento Salute l’assessore alla Sanità, Rocco Leone, ha ricevuto il consigliere regionale Gianni Leggieri e il consigliere Comunale di Venosa, con delega alla Sanità, Clemente Squeglia.

L’assessore Leone aveva già paventato l’ipotesi della conversione temporanea del Presidio ospedaliero di Venosa in “ospedale Covid-19”, in risposta alla richiesta della protezione civile nazionale e della task force regionale.

«Tale possibilità potrebbe concretizzarsi esclusivamente in caso di emergenza», si legge in una nota diramata ieri dal Comune oraziano prima dell’ufficializzazione arrivata in serata dalla Regione.

«Nell’ospedale di Venosa, infatti, sarebbero previsti 96 posti letto, di cui circa 20 di terapia intensiva e i rimanenti di terapia subintensiva per malati Covid-19, che vi arriverebbero solo dopo la saturazione dei 100 posti letto individuati nell’Ospedale Madonna delle Grazie di Matera e dei 50-60 posti letto individuati nell’Ospedale San Carlo di Potenza. Il personale sanitario – ha spiegato ancora il Comune – sarebbe reperito nell’ambito di figure professionali altamente qualificate e dedicate e sarebbe diverso da quello attualmente operante all’interno del presidio di Venosa, che risulta prevalentemente specializzato nella gestione delle problematiche della cronicità e delle prestazioni ambulatoriali».

Proprio a questo proposito, l’Amministrazione comunale ha espresso «tutte le sue perplessità, che riguardano i limiti strutturali di adeguamento ricettivo e della dotazione organica dell’attuale distretto. Perplessità che rimandano alla concreta difficoltà di sostenere il rispetto delle caratteristiche strutturali necessarie al contenimento della diffusione di malattie infettive, proprie dei reparti dedicati o l’attuale impossibilità di reperire il personale altamente qualificato o le apparecchiature altamente tecnologiche (come quelle delle terapie intensive)».

In aggiunta a queste «evidenti contraddizioni», non manca nel Comune «il timore concreto di un possibile smantellamento dell’esistente (geriatria, medicina ordinaria, ambulatori, specialistica, dialisi, ecc.). Non sarebbe invece più opportuna e di più semplice attuazione, l’ipotesi di far giungere a Venosa quei reparti utili per decongestionare strutture di II livello come il San Carlo o di I livello come l’ospedale di Melfi, entrambi già predisposti alla terapia intensiva? In questo modo, si potrebbero tutelare molti altri pazienti, affetti da patologie diverse da Covid-19.». Domande rimaste di fatto inevase, se non smentite dalla nota della Regione. L’amministrazione venosina aveva auspicato che ogni decisione fosse «frutto di scelte condivise con il territorio».

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