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Antonio Nicastro, blogger potentino, aveva 67 anni (foto da fb)

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POTENZA – Muore il blogger Antonio Nicastro, che per primo aveva denunciato i ritardi nell’effettuazione dei tamponi ai possibili contagiati. E a Potenza le polemiche sul funzionamento della macchina sanitaria inceneriscono i dati sul calo dei nuovi contagi (7 in tutto quelli comunicati nell’ultimo bollettino di mezzogiorno), con le speranze sulla fine della crisi sanitaria esplosa a fine febbraio. Si è chiusa con l’annuncio del governatore Vito Bardi di «una indagine immediata» l’ultima giornata ad alta tensione sul fronte lucano del contrasto al covid 19.

La nota di via Verrastro è arrivata in serata, a distanza di poche ore dalle prime indiscrezioni sulla morte del 67enne Nicastro, già presidente del comitato lucano della Federazione pallacanestro e di quello per la realizzazione di un parco nell’area dell’ex Cip Zoo di Potenza. Il governatore ha sottolineato l’esigenza di «evidenziare eventuali responsabilità» e «prendere tutte le misure necessarie conseguenti». Proprio mentre da Roma il senatore lucano M5s Arnaldo Lomuti ufficializzava la proposta di uno scudo, temporaneo, a difesa del personale sanitario impegnato nel contrasto al virus. Un emendamento al disegno di legge di conversione del decreto “Cura Italia” per sospendere a i procedimenti penali che disciplinari a loro carico, tranne che «in caso di dolo».

Non è ancora chiaro, in realtà, se l’«indagine» appena annunciata resterà distinta, o meno, da quella di cui aveva parlato lo stesso Bardi lunedì, stoppando le richieste di un commissario straordinario per la gestione dell’emergenza all’indomani della morte del 54enne potentino Palmiro Parisi (LEGGI LA NOTIZIA).
Anche in quest’ultimo caso, infatti, era stato denunciato pubblicamente un clamoroso ritardo nell’effettuazione dei test diagnostici. Con la figlia di Parisi che su Facebook ha raccontato di aver dovuto minacciare una chiamata ai carabinieri perché gli fosse prelevato un tampone.
Poi c’è stato il caso dell’imprenditore 53enne di Paterno, Donato Russo, morto lunedì notte, su cui pure si sarebbero addensati diversi sospetti per lo stesso motivo.

La vicenda di Nicastro, giornalista pubblicista e per un periodo collaboratore del Quotidiano, era stata svelata dal figlio in un accorato post su Facebook il 20 marzo, poco prima che il padre si accommiatasse dai social network criticando la «sanità lucana» che si stava prendendo «gioco» di lui. Stando a quanto riferito, d’altronde, sarebbe stato dagli inizi di marzo che il 67enne accusava sintomi sospetti e venerdì 13 era passato anche dal pronto soccorso del San Carlo di Potenza, dove era stato accolto all’interno del percorso riservato per i casi di sospetto contagio da coronavirus. Dopo pochi minuti, tuttavia, i medici lo avrebbero rimandato a casa con una diagnosi banale e nessuna prescrizione di ulteriori accertamenti. Né una tac né un tampone per escludere l’ipotesi peggiore.

Il tampone tanto agognato sarebbe arrivato soltanto dopo la denuncia pubblica del figlio. Ma anche per conoscere il risultato del test sarebbero occorsi altri due giorni. Quindi, il 22 sera, è scattato il ricovero nel reparto malattie infettive del San Carlo, dove è apparso subito chiaro, ancora una volta, che sarebbero occorse cure più invasive. Di qui il passaggio, la mattina successiva, nella terapia intensiva.

Ieri in tarda serata sono arrivate anche due comunicazioni auto-assolutorie dell’Azienda ospedaliera regionale San Carlo e dell’Azienda sanitaria di Potenza sull’accaduto. «Alla luce dei criteri epidemiologici e clinici, si ravvisava la dimissibilità del paziente». Così il San Carlo ha giustificato il fatto che Nicastro sia stato rimandato a casa dopo il primo accesso in pronto soccorso, avendo negato «contatti con persone provenienti dal Nord Italia né contatti con Covid positivi». Quanto all’«esito infausto», l’azienda parla di un caso paradigmatico «del processo di tumultuosa, inarrestabile e, per molti versi, imprevedibile e solo parzialmente conosciuta evoluzione del quadro clinico, con drammatica compromissione della funzione polmonare che caratterizza il drammatico esito terminale indotto dal Sars-Cov2».

«La scheda di segnalazione a cura del medico curante», ha aggiunto l’Asp, «non dava evidenza dell’associazione contestuale della presenza dei criteri clinici ed epidemiologici necessari alla effettuazione del tampone naso-faringeo». «Cionondimeno, quand’anche non ricorressero tutti i criteri previsti per la candidabilità all’effettuazione del tampone – criteri che seguono precisi protocolli stabiliti a livello nazionale e regionale per l’emergenza Covid-19 – in termini prudenziali, l’Asp, ha disposto l’effettuazione del tampone, eseguito il 20 marzo 2020».

Lo choc per la morte di Nicastro, undicesima vittima del covid 19 in Basilicata (dodicesima se si considera un anziano di Rivello morto in una casa di riposo di Sala Consilina) segue a stretto giro quello per il 38enne Pino Larotonda (LEGGI LA NOTIZIA), vigile di Rapolla particolarmente noto in tutta la regione per il suo attivismo politico, che agli inizi di febbraio lo aveva portato a lanciarsi nella corsa alla segreteria regionale del Partito democratico. Motivo per cui oggi, come ieri, nel piccolo centro del Vulture proseguirà il lutto cittadino proclamato dal sindaco Biagio Cristofaro.

Per tutta la giornata appena trascorsa, comunque, non sono mancate anche altre fonti di allarme per la situazione. A cominciare dalla denuncia di un focolaio di coronavirus, con almeno due contagi già accertati, all’interno degli uffici della direzione dell’Agenzia regionale per il lavoro (Arlab) di Potenza, nella centralissima via Pretoria, da parte di Giuliana Scarano, Pino Bollettino e Antonio Guglielmi, rispettivamente, segrataria della Fp Cgil di Potenza, segretario regionale della Cisl Fp e segretario regionale della Uil Fpl .

I sindacati si sono spinti a chiedere «tamponi a tappeto» per tutti i dipendenti dell’Arlab, sebbene quasi in contemporanea, dai laboratori di microbiologia del Madonna delle Grazie di Matera, sia arrivata la dimostrazione di quanto i test rapidi attualmente a disposizione per questo tipo di controlli siano ancora inattendibili. Con tre negativi su tre alle controanalisi sui primi dei 18 presunti positivi scoperti coi test rapidi tra il personale del Crob di Rionero, dove sono i controlli «a tappeto» sono appena iniziati.

Sempre da Matera è arrivata anche notizia di un ulteriore caso di contagio a Tricarico, dove è risultato positivo un operatore della casa di riposo ospitata nel convento di Sant’Antonio, riproponendo i timori appena sopiti per l’apparente confinamento del focolaio al quarto piano del polo riabilitativo Don Gnocchi.

A Policoro, infine, è stata l’amministrazione comunale ad annunciare un ottavo caso, da collegarsi sempre ai precedenti scoperti all’interno dell’ospedale, dove è stato chiuso in via cautelare il reparto di ortopedia.

I giornalisti del Quotidiano esprimono le più sentite condoglianze alla famiglia Nicastro per la perdita del caro Antonio.

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