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POTENZA – Per il dipartimento regionale Salute vanno riprese «attività programmate, ricoveri e prestazioni ambulatoriali», con «la massima urgenza (…) anche in orario pomeridiano, festivo e prefestivo». Ma nelle aziende sanitarie lucane di aprire già domani, che è domenica, non se ne parla. Come pure martedì, in occasione della tradizionale Festa della Repubblica.

Continua a salire la tensione sulla “falsa ripartenza” della sanità lucana, con decine di migliaia di cittadini in attesa delle cure rimandate dagli inizi di marzo in poi, quando l’emergenza ha provocato il blocco di tutte le attività “non salvavita”. Un paradosso se si considera il numero dei contagi da covid 19 ancora fermo a 410, sparsi tra 58 dei 131 comuni della Basilicata, dei quali solo 37 tuttora positivi, l’assenza di pazienti in terapia intensiva e un indice di trasmissione del contagio (RT) pari a zero, caso unico in Italia.

Epicentro della crisi resta l’azienda ospedaliera regionale San Carlo, dove a una situazione problematica in sé (oltre 66mila prestazioni arretrate da smaltire, e non più di 250 accessi al giorno), vanno aggiunti i rapporti ai minimi tra il dg Massimo Barresi e i vertici del dipartimento Salute. Con l’assessore Rocco Leone e il suo direttore generale Ernesto Esposito sempre più combattuti tra la voglia di liberarsi del primo, e la consapevolezza che per farlo senza attendere la decisione del Tar sulla legittimità della sua nomina (attesa a luglio), o un giustificato motivo come la riforma complessiva della sanità lucana (già slittata a dopo l’estate), la Regione dovrebbe comunque accollarsene lo stipendio fino alla fine del suo contratto, a inizio 2022.

Ieri la nota inviata nel pomeriggio da via Verrastro ai direttori generali delle quattro aziende sanitarie, a cui è stato intimato di far ripartire «con massima urgenza» le attività, è parsa proprio un’intimazione a Barresi. Specie dopo l’incontro-scontro del giorno prima, in cui il dg, forte di un documento del consiglio di direzione del San Carlo, ha provato a “scaricare” su via Verrastro le responsabilità dei ritardi della “fase 2” dell’azienda ospedaliera. Un tentativo respinto al mittente e reiterato, in maniera quasi provocatoria, poco dopo l’ultima comunicazione dal dipartimento, chiedendo alla Regione di sbloccare altri fondi per i turni aggiuntivi che il personale sarà disponibile a coprire.

In mattinata, infatti, era arrivato l’accordo con i sindacati del San Carlo sugli straordinari, che in termini di retribuzione oraria valgono pure meno dei turni aggiuntivi, per le guardie notturne effettuate ad aprile, che i medici nei giorni scorsi, in maniera a dir poco sorprendente, non avevano trovato in busta paga. Di qui la dichiarazione dello stato di agitazione e l’annuncio degli anestesisti, forse la categoria maggiormente colpita, che da giugno non avrebbero lavorato un minuto in più “gratis” per l’azienda. A costo di lasciare del tutto scoperta, quindi impossibilitata a ripartire, l’attività operatoria non urgente.
L’accordo prevede che gli straordinari in questione verranno pagati nella busta paga di giugno. Pertanto i sindacati avrebbero deciso di far rientrare le iniziative di protesta annunciate.

Proprio la rapida soluzione del problema, però, così come le smentite alla tesi aziendale su un presunto blocco dei turni aggiuntivi disposto dalla Regione, hanno destato non pochi sospetti. Come se certe tensioni possano essere state create ad arte per strumentalizzare le rivendicazioni del personale medico e rivolgerlo contro i “nemici” del dg.

In questo senso, sempre ieri, tra alcuni dei membri del consiglio di direzione si è fatto largo lo sconcerto per quel documento di accuse sottoposto dal dg a Leone. Tanto più dopo la sua “provvidenziale” pubblicazione sul giornale digitale (Cronache lucane) fondato dai figli della portavoce dello stesso Barresi.

Molti di loro, infatti, sostengono di non aver mai letto né sottoscritto il testo in questione, ma di aver firmato soltanto il foglio di presenza all’inizio della seduta del consiglio.

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