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POTENZA – Il 70% di matrimoni in meno: la Basilicata, con questo dato, guida la classifica delle regioni che, nel settore “wedding” hanno subito i danni maggiori a causa dell’emergenza sanitaria.

A confermare un dato che già aveva anticipato Confartigianato Basilicata, arriva ora anche l’elaborazione del Centro studi di Confartigianato Chieti L’Aquila.

Perché la parola “matrimonio” non è più associata all’idea dei “due cuori e una capanna”. Molto più concretamente, “matrimonio” significa indotto economico: parliamo di parrucchieri, fotografi, musica, bomboniere, vestiti, sale ricevimenti, catering. E ancora: organizzazione di eventi, gioiellerie, mobilifici. Ma l’elenco potremmo allungarlo ancora di molto.

In Basilicata – questi i dati di Confartigianato – le imprese artigiane direttamente interessate sono 1.952 (1.297 in provincia di Potenza e 655 in quella di Matera) a cui aggiungere 3.621 imprese artigiane produttrici di beni e servizi riferiti a cerimonie. Una riduzione del 70% significa dare un pesantissimo colpo ad aziende che sono spesso a conduzione familiare, quindi piccole o medie. Un articolato mondo che, nel 2020 si è letteralmente fermato.

«Mentre il settore si appresta a ripartire – afferma l’analisi di Confartigianato – i dati confermano quanto il comparto sia stato colpito dalle restrizioni. Si tratta di un settore dalla forte vocazione artigiana, caratterizzato dalla presenza di imprese che nelle cerimonie vedevano il loro unico business. Attività messe in ginocchio dall’emergenza e, per certi versi, colpite anche più duramente di altri settori. Come avvenuto per altre categorie, gli strumenti a sostegno delle imprese ferme sono stati in molti casi irrisori».

Nel cronoprogramma delle riaperture varato dal Governo, dal prossimo 15 giugno saranno possibili, anche al chiuso, le feste e i ricevimenti successivi a cerimonie civili o religiose, tramite uso della “certificazione verde”.

E prendendo a riferimento i dati del periodo pre Covid-19, i mesi di maggior addensamento delle celebrazioni di matrimoni sono quelli estivi: da giugno a settembre 2019 sono state celebrate 3 unioni matrimoniali su 5 (60,2%).

Quindi è decisamente questo il momento della ripartenza e le imprese sperano di poter finalmente ripartire. Ma ci sarà anche chi, dopo un anno di pesanti perdite, non riuscirà a farlo.

Anche perché a controbilanciare le perdite derivanti dall’annullamento dei matrimoni, non ci sono stati altri eventi: le imprese operanti in questo segmento, infatti, sono state ulteriormente penalizzate – seppur con intensità differenti – dal crollo di eventi, congressi, fiere e delle attività culturali e di attrazione turistica.

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