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Andamento del Pil e previsioni di calo della domanda aggregata nel 2020 (valori %)

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POTENZA – Da un lato, evidenze strutturali di un declino che, dopo i lunghi anni di crisi, potrebbe accelerare e divenire irreparabile. Dall’altro, segnali potenziali di una capacità di ripresa, che vanno però colti e valorizzati da politiche più lungimiranti di quelle fatte sinora. La Basilicata è «al bivio» secondo la fotografia scattata dall’Ires Cgil nel rapporto annuale presentato ieri a Potenza dal direttore scientifico Ires Cgil, Riccardo Achilli, e dal segretario generale Cgil Basilicata Angelo Summa.

I dati del 2020 consegnano uno scenario economico con cifre molto critiche. Il Pil regionale del 2020, secondo una stima della Svimez, è risultato in calo di ben il 12,6%. La conseguente devastazione del tessuto produttivo si coglie sui dati relativi ai fallimenti e liquidazioni di imprese: nonostante i provvedimenti governativi di congelamento delle istanze di fallimento e il lungo periodo di inattività dei tribunali, i fallimenti, nei primi nove mesi del 2020, sono cresciuti del 133% e le liquidazioni di imprese del 14,7% rispetto al corrispondente periodo del 2019.

Il colpo più duro è stato dato dalla componente estera della domanda aggregata, che ha risentito soprattutto della crisi del mercato automotive, il principale settore che sostiene l’export lucano. Le crisi di impresa sono oramai diffuse a macchia d’olio sul territorio regionale. Le rilevazioni effettuate dai rappresentanti di categoria della Cgil regionale parlano di circa 2.000 imprese lucane con vertenze aperte, per oltre 15.000 addetti coinvolti. «Appena il 50% di tali crisi sembra avere potenzialità di soluzione favorevole in termini di continuità aziendale», ammonisce l’Ires Cgil.

Il cuore delle crisi aziendali risiede in settori più immediatamente colpiti dai provvedimenti sanitari restrittivi legati al Covid, perché più direttamente connessi ai consumi finali e alle disposizioni amministrative di chiusura delle attività e perché prevalentemente costituiti da micro imprese con minori margini di resilienza rispetto alla crisi: il comparto del commercio, ristorazione, bar e turismo, infatti, concentra il 98,6% delle vertenze e il 79,1% degli addetti potenzialmente coinvolti. Molto diffuse sono anche le situazioni di crisi di settori quali il distretto del legno-arredo, che coinvolgono 2.500 addetti, una appendice della lunghissima e mai realmente risolta crisi del relativo distretto.

L’occupazione complessiva regionale del 2020 è calata in misura relativamente contenuta (-1.000 addetti rispetto alla media del 2019) grazie ai provvedimenti governativi di tutela (blocco parziale dei licenziamenti) con impatti negativi soprattutto nelle fasce di lavoro precario e stagionale, come il piccolo commercio al dettaglio, ristorazione e bar o la piccola ricettività turistica, per una perdita specifica di comparto di quasi 3.000 occupati. Il dato occupazionale più preoccupante, però, riguarda il crollo della popolazione attiva. Le forze di lavoro regionali diminuiscono di ben 8.000 unità e scendono a poco più del 37% della popolazione regionale totale. In altri termini, circa il 63% della popolazione lucana è inattiva, con effetti sul tasso di disoccupazione reale che risulta essere molto più alto di quello “ufficiale” (attestatosi all’8,6%) per via della presenza di popolazione in età da lavoro che non è occupata e che non cerca più una occupazione. Il tasso di disoccupazione reale, includente anche gli inattivi che sarebbero disposti a lavorare, è quindi pari al 10,8%, quasi un punto in più rispetto a quello nazionale.

In questo scenario così cupo, i segnali di una possibile riscossa non mancano, ad iniziare dalla possibile ripresa del Pil del 2021, che potrebbe essere leggermente superiore a quanto previsto nei mesi scorsi, attestandosi attorno al 5%. A partire dall’export di autoveicoli.

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