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Dopo l’approvazione definitiva, alla Camera dei deputati, del documento che è diventato legge

“Finalmente un provvedimento che dovrebbe tagliare le montagne di burocrazia a cui è sottoposto il settore vitivinicolo”. E’ il commento positivo della Cia lucana per l’approvazione definitiva alla Camera dei deputati del Testo unico del vino che è diventato legge. 

Il provvedimento è composto di 90 articoli e riassume tutta la normativa precedente. 

“Si tratta di un provvedimento che porterà da subito numerose semplificazioni e facilitazioni per gli operatori, frutto di un lavoro intenso durato anni, che ha visto impegnati tutti i gruppi parlamentari e le organizzazioni del settore vitivinicolo, uniti dal comune intento di semplificare, innovare e valorizzare un comparto strategico per il Made in Italy. Rivendichiamo con orgoglio che il nostro Paese è il primo che si è dotato di un unico strumento a livello europeo, in grado di conferire maggiore competitività alle nostre imprese”. 

“Attraverso un confronto costante e approfondito sul complesso quadro normativo di riferimento, si è giunti alla stesura di un unico testo di legge che contiene tutta la normativa che disciplina la materia vitivinicola, dal campo fino al consumatore, con disposizioni che vanno dai controlli alla tutela delle produzioni di qualità e alla riduzione dei costi a carico degli operatori”. Un Testo, dunque, che promette di dimezzare la burocrazia in un settore fondamentale per il Paese, fatturando oltre 14 miliardi di euro l’anno, di cui un terzo con l’export. 

“Erano anni che attendavamo una semplificazione capace di ridurre la burocrazia e che portasse concrete semplificazione su produzione e commercializzazione”, aggiunge la Cia lucana. 

Nella Legge è stata inserita la possibilità di introdurre in etichetta sistemi di informazione al consumatore che sfruttino le nuove tecnologie contribuendo ad aumentare la trasparenza. 

“E’ inoltre molto interessante la novità sulla salvaguardia dei vigneti ‘eroici o storici’ che dovrebbe agevolare interventi di ripristino, recupero e salvaguardia di quei vigneti impiantati su aree soggette a rischio di dissesto idrogeologico o aventi particolare pregio paesaggistico -conclude Fini- un tema a noi caro, quello del paesaggio, perché le nostre vigne fanno davvero paesaggio e danno un valore aggiunto ai nostri prodotti”. 

In particolare la progressione dell’export che per il vino lucano continua ad essere una caratteristica di nicchia, con l’aglianico del Vulture che fa da battistrada sui mercati europei e mondiali -sottolinea Paolo Carbone della Cia – incide positivamente anche sulle quotazioni dei vini nel mercato interno, segno che la catena del valore del vino sta portando risultati positivi su tutti gli anelli della filiera. Tutto ciò mentre la cultura del consumatore sta cambiando in modo radicale, sia nel mercato interno sia in quello estero. L’imperativo, pertanto, è continuare a percorrere la strada della qualità per affermare, insieme al nostro vino, i nostri valori e le nostre tradizioni, unici al mondo e apprezzati da un pubblico sempre più ampio. 

E’ evidente che il calo ormai strutturale dell’export dei vini comuni e sfusi in favore dei prodotti di qualità, sollecita uno sforzo ulteriore che dobbiamo fare per conquistare nuove quote di mercato per i nostri vini a Denominazione di Origine, non accontentandoci di crescere solo a valore proprio in virtù del fatto che la richiesta di vino è orientata verso prodotti i qualità. Il 2016 -è il nostro auspicio- dovrà essere l’anno in cui si ricomincerà a vedere incrementi sui volumi dei vini a denominazione d’origine migliorando ulteriormente le performance del valore delle esportazioni, mentre si deve puntare sul leggero incremento del consumo sul mercato interno in grado di contenere i crescenti costi di produzione. 

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