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Formaggi di produzione tipica

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La Cia segnala un incremento del 21% rispetto al 2015. Si sta accorciando notevolmente il divario con il petrolio fermo a 52 milioni di euro

POTENZA – Nel primo trimestre 2016 la Basilicata ha esportato prodotti agricoli per 14 milioni di euro con un incremento, rispetto al primo trimestre 2015, di circa il 21%, accorciando notevolmente il divario con l’export del petrolio fermo a 52 milioni di euro e attestandosi come comparto importante per l’export del “made in Basilicata”. Lo riferisce la Cia della Basilicata citando i dati dell’ultimo bollettino dell’Ice per rafforzare il sostegno al piano di promozione internazionale delle imprese associate messo a punto dalla Cia nazionale in partnership con Gambero Rosso International, Centro Studi Anticontraffazione, Studio Valdani e Vicari e naturalmente Ice. 

La Cia sottolinea che l’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali realizzato dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali che con l’aggiornamento a luglio scorso (il quindicesimo) riconosce 95 prodotti lucani, di cui 35 classificati quali paste fresche e prodotti panetteria e pasticceria; 25 prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati; 16 carni fresche e loro preparazione; 12 formaggi; 4 prodotti di origine animale (miele, lattiero-caseari); 2 prodotti della gastronomia, uno bevande alcoliche, distillati e liquori. 

Nel dettaglio la situazione lucana: formaggi (2 dop e 1 igp); ortofrutticoli e cereali (2 dop e 2 igp); olio extravergine di oliva (1 dop); altri prodotti (1 igp). I produttori lucani interessati sono 96 (erano 65 nel 2011) per una superficie di 157,14 ettari; 37 gli allevamenti (di cui 15 suinicoli per 30mila capi) ; 40 i trasformatori, 45 gli impianti di trasformazione per complessivi 129 operatori. 

LA “CRISI DEL GRANO” VERSO UNA SVOLTA?

«Abbiamo un potenziale enorme che – sottolinea il direttore regionale della Cia Donato Distefano – non a caso è indicato dal Rapporto Censis come “energia positiva”, tenuto conto che la quota dell’export alimentare del “made in Basilicata” è appena dello 0,1% dell’ammontare complessivo delle Regioni del Sud e che la tendenza del “mangiare italiano”, nonostante la crisi dei consumi, è comunque positiva con 35 miliardi di fatturato. Tanto più che l’alimentare “made in Basilicata” continua a tirare sui mercati esteri persino rispetto ad auto (Fiat) e salotti». Per la Cia «si tratta di un primato che conferma ancora una volta l’eccellenza dell’agroalimentare “made in Italy” rispetto ai nostri competitor più agguerriti», poi però avverte: «Si può fare molto di più per sviluppare il segmento: da un lato serve più promozione a sostegno dei nostri prodotti a denominazione meno conosciuti; dall’altro occorre intensificare la lotta alla contraffazione alimentare, che ogni anno ”scippa” alle nostre imprese di qualità oltre 1 miliardo». 

Per Distefano «bisogna usare ”tolleranza zero” verso chi imita i nostri prodotti d’eccellenza, facendo concorrenza sleale alle nostre imprese e compromettendo il prestigio del nostro sistema agroalimentare dentro e fuori i confini nazionali. La Cia – ricorda ancora Distefano – ha presentato una proposta di legge di iniziativa popolare per regolare i rapporti tra agricoltura e Gdo (Grande distribuzione organizzata). L’obiettivo è di promuovere e commercializzare i prodotti locali che siano tracciabili e identificabili nel territorio rurale di produzione, aprendo nuovi spazi di mercato a produzioni alimentari e tipiche lucane anche di nicchia. E’ dunque un ulteriore sostegno alla rete di prodotti Dop, doc, docg e igp “made in Basilicata”, e ai programmi di filiera agro-alimentare proiettati all’esportazione». 

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