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POTENZA – L’apertura di una facoltà di Medicina in Basilicata non è un sogno ma una possibilità concreta alla portata dei prossimi studenti che usciranno dalle scuole superiori. Tocca a Bardi, però, prendere in mano la questione e dare una risposta in tempi brevi, per cogliere un’opportunità di quelle che capitano tanto spesso. Ne è convinto l’ex governatore Marcello Pittella, che mercoledì sera in Consiglio regionale ha sollecitato una risposta del suo successore a una «importantissima università nazionale», privata, interessata ad aprire, a sue spese, una nuova facoltà di medicina in terra lucana.

Consigliere, qual è questo ateneo?

«Si tratta di un ateneo rinomato che, ad oggi, preferisce però non rendere noti i suoi eventuali investimenti ed io ne rispetto la volontà. Bardi ne é a conoscenza».

Ma come è nato questo progetto e come si è svolta la sua interlocuzione con questo ateneo?

«È noto che da presidente della Regione mi sia fatto promotore della istituzione della facoltà di medicina in Basilicata. Ne abbiamo parlato in questi anni in ogni dove ed avevamo avviato tutti gli iter necessari. Oggi, alla luce dell’intenzione confermata da Bardi e dell’ultimo decreto in materia sono stato contattato dall’ateneo come governatore uscente per fare da ponte con il presidente Bardi e favorire un’interlocuzione. Questo è quello che ho fatto».

In Consiglio ha detto di averne già parlato col governatore Bardi e con l’assessore alle Attività produttive Cupparo. Quando è accaduto e cosa le hanno risposto?

«Qualche giorno fa a Tramutola a margine della inaugurazione di una scuola finanziata dalla mia giunta e ancora ieri (mercoledì per chi legge, ndr) in Consiglio ho fornito loro il decreto per poterlo studiare, proprio negli articoli che riguardano l’apertura di nuove sedi universitarie. Mi aspetto attenzione ma in tempi rapidi viste le scadenze per la presentazione dei nuovi corsi».

Che vuol dire una sede a spese di questo ateneo, in una regione con numeri minuscoli come la Basilicata? Sa se nei piani sono previsti finanziamenti da parte delle compagnie petrolifere o di altri soggetti privati?

«Significa a totale carico dell’ateneo ma è chiaro che la Regione potrebbe sostenere l’abbattimento delle rette ad esempio o mettere in campo politiche affinché il progetto sia sostenibile anzitutto per gli studenti. E che io sappia, non c’è un intervento delle compagnie petrolifere».

Parliamo di un ateneo che opererebbe in maniera autonoma dall’Università della Basilicata o di una nuova facoltà all’interno della stessa Unibas? Sa già dove sarebbero ospitati i corsi?

«Guardi, assunta la volontà politica e verificate le eventuali sinergie con l’ateneo che si é proposto, sarebbe allora tutto da costruire sia nel rapporto con la nostra università, sia nelle sedi, sia per quanto riguarda l’eventuale intervento regionale. Ad oggi, la richiesta è quella di un’interlocuzione e di un approfondimento celere per cogliere o meno quella che potrebbe essere una buona opportunità».

Quando potrebbero partire i corsi e cosa dovrebbe fare la Regione?

«Intanto, andrebbe fatto un incontro con la Regione ed io sto lavorando in questa direzione e dopo aver verificato cosa dice il decreto e il tempo necessario agli atenei per la pianificazione didattica, direi subito, nell’immediato. A quanto consta dalla norma il tempo a disposizione è breve».

Perché seguire questa strada e non quella abbozzata da Bardi agli inizi di gennaio spiegando di aver avviato, assieme all’Unibas, interlocuzioni con l’Università Cattolica e di Tor Vergata, a Roma, e l’Università di Foggia, per un lavoro di progettazione sul nuovo corso da chiudere entro gennaio dell’anno prossimo, in vista di un’ipotetica apertura del nuovo corso di studi nell’anno accademico 2021-2022?

«Perché è una strada possibile. Mi spiego meglio: se il decreto chiude all’apertura di nuove sedi statali vuol dire che sarà difficile continuare su quel percorso e mi pare che sia invece auspicabile cogliere un’opportunità come quella che mi é stata proposta. Caso contrario, se la nostra lettura del decreto è sbagliata allora bene che il governo regionale acceleri sulla strada intrapresa. In un caso o nell’altro, sono pronto a dare il contributo necessario a che questo progetto anche da me assunto all’epoca come priorità diventi realtà».

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