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Mirella Liuzzi, sottosegretario Mise

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POTENZA – Qualche cosa buona, ma anche troppa «confusione» e «messaggi contraddittori» ai cittadini da parte di Bardi e i suoi rispetto a quanto stabilito a livello centrale. Talvolta persino immotivati come nel caso delle limitazioni all’apertura delle librerie e dell’ospedale da campo donato dal Qatar.
Non risparmia critiche al governo regionale Mirella Liuzzi, sottosegretaria M5s allo Sviluppo economico e deputata al secondo mandato. Al centro dei suoi pensieri, tuttavia, ci sono sempre l’emergenza coronavirus e le azioni da mettere in campo per superarla al meglio.

Sottosegretaria Liuzzi, è vero che al ministero state lavorando per riaprire mercoledì prossimo, il 22, tutte le attività in sicurezza?
«Al momento non c’è un piano del genere. Non c’è una data e i virgolettati del ministro non corrispondono alla realtà. Bisogna prima capire come riapriamo, e poi quando. Su questo ho visto dichiarazioni di alcuni presidenti di regione che si rifacevano giustamente a quello che ci dicono gli scienziati. Non dobbiamo fare l’errore di riaprire subito se non ci sono condizioni per farlo. Con le librerie e l’abbigliamento per bambini è stato già fatto un passo avanti e i successivi verranno valutati, allo stesso modo, dal comitato scientifico del governo. Bisogna parlarne anche con i sindacati con cui si è lavorato a un protocollo sulla sicurezza».

Senza ripartenza subito c’è attendersi una proroga del bonus da 600 euro per i lavoratori autonomi e della cassa integrazione per i dipendenti?
«Sì. Questa è un’ipotesi allo studio. Con il decreto “cura Italia” abbiamo agito per gestire emergenza. C’era bisogno di una risposta immediata con 25 miliardi per ampliare la cassa integrazione e permettere ai professionisti di accedere a un ristoro parziale delle perdite. Parziale, è chiaro. Ma se 4,7 milioni di cittadini ne hanno fatto domanda vuol dire che ce n’era bisogno. Ci sono state richieste di cassa integrazione per 3 milioni di lavoratori. Sono tutte misure prorogate nel decreto “aprile” che stiamo predisponendo in queste ore. I ministri Gualtieri e Catalfo stanno valutando di ampliare a 800 euro il bonus per le partite Iva e allo stesso tempo anche la platea dei beneficiari del bonus emergenza. In più è allo studio un bonus a fondo perduto per piccole e medie imprese sul modello francese e tedesco. Abbiamo immesso liquidità ma serve un sostegno maggiore per coprire anche questo mese».

Ci sono state tensioni tra governo e regioni durante la fase più dura della crisi sanitaria. Pensa che continueranno, come si vede già in questi giorni, anche nella fase della ripartenza delle attività?
«So che il ministro Boccia vedrà le regioni questo fine settimana e comunque i contatti del comitato scientifico con i presidenti di regione sono continui. I problemi sono dovuti a messaggi contraddittori da regioni come la Lombardia che vogliono aprire tutto ma non hanno permesso la riapertura di librerie e negozi per bambini. Nella gestione emergenza c’è chi sta agendo in maniera corretta, lo dico fuori dall’ideologia perché il Veneto sta facendo bene, mentre altri stanno arrancando. Bisogna dare messaggi lineari. E’ chiato che siamo di fronte a un’emergenza senza precedenti per tutti, incluse le regioni, ma è importante che si vada avanti con lo stesso passo. L’esempio è l’applicazione per tracciare i contagi. Non si può fare un’applicazione per ogni regione. E’ stato fatto un percorso trasparente, importante, coinvolgendo 74 esperti, per arrivare all’individuazione di quella scelta dal governo».

E i timori per quello che si prospetta come un monitoraggio su larga scala degli spostamenti dei cittadini?
«Tutto quello che noi stiamo è proponendo serve per tutelare i cittadini e aiutare il governo a curarli e a garantire una maggiore tranquillità nella fase di ripartenza delle varie attività. Chi parla di tracciamento si dimentica che il diritto alla privacy in Europa è molto più tutelato che in Corea e a Singapore. Ma c’è anche un diritto alla salute e si può tutelare entrambi. Per questo abbiamo chiamato a contribuire al progetto anche esperti di privacy, virologi e sociologi. L’applicazione tratterà dati anonimi e non ci sarà un tracciamento come avviene per scopi commerciali. Nessuna forma di controllo».

Come valuta la scelta del governatore lucano Vito Bardi di ri-chiudere librerie, cartolerie e negozi di vestiti per bambini consentendo solo due giorni di apertura a settimana?
«Credo che sia una decisione che favorisce una concentrazione delle presenze nei negozi, a differenza di un’apertura estesa anche agli altri giorni della settimana. Sarebbe stato più corretto seguire le indicazioni del governo centrale anche perché in Basilicata non mi pare che ci fosse questa esigenza di lasciare le librerie aperte solo due giorni».

Quindi da lucana come valuta la gestione sanitaria della crisi in Basilicata? «Ottima», come dichiarato dal viceministro M5s alla Salute Pierpaolo Sileri la scorsa settimana, o permeata da «diffuse e persistenti criticità» come evidenziato dal gruppo consiliare regionale M5s?
«Il viceministro ha visitato solo un ospedale. Mentre la mia valutazione è più ampia e generale. Su alcuni fronti si è andati in maniera veramente ottima, come con l’anticipo dei buoni spesa, che essenzialmente sono la stessa misura fatta dal governo subito dopo, e anche sul reddito emergenziale si è agito subito ed è stato fatto molto bene. Per il resto ho notato grandissima confusione. Con messaggi contraddittori all’interno della stessa giunta, oltre che tra i sindaci e la Regione. L’ultimo caso è quello del ospedale da campo che racchiude tutta la confusione con cui abbiamo viaggiato in questi mesi. Nel momento in cui non si hanno notizie e dati certi è chiaro che non si riesca a fare una valutazione più precisa. Su questo condivido la richiesta dei consiglieri regionali di informazioni per poter discutere su dove collocarlo. A me sembra un’ottima cosa che in Veneto hanno preso subito. Qui non essendoci chiarezza su persone e mezzi si genera preoccupazione nella popolazione. Se ci fosse maggiore trasparenza non ci sarebbe questa confusione».

Lei lo vorrebbe nella sua Matera, dove il sindaco, peraltro, sono giorni che chiede una struttura per il ricovero dei contagiati con sintomi lievi o medi?
«Effettivamente nei luoghi dove sta funzionando il distanziamento sociale le uniche possibilità di contagio sono a livello familiare. L’idea ci può stare. Sulla localizzazione, però, non entrerei perché se uno stato mi regala due ospedali da campo, di cui uno immediatamente preso dal Veneto senza rimostranze e un altro dato alla Basilicata, la vedo come una cosa positiva. C’è chi va a fare inaugurazioni di questi ospedali in altre regioni. Qui è surreale non mettersi d’accordo».

Si sta creando una scollatura tra i 5 stelle a Roma e i 5 stelle sul territorio dal momento che i primi, lei inclusa, devono obbedire alle logiche di un governo che il premier Conte non ha esitato a definire d’unità nazionale?
«Non attribuisco le scollature a questa visione. Perché noi rispondiamo a un’emergenza globale e dobbiamo agire spesso in fretta e spesso, soprattutto chi è al ministero della Salute, tenendo presente una moltitudine di sollecitazioni. In non ascolto dei consiglieri da parte di Sileri è stato dovuto a questa tempistica emergenziale. Il governo di unità nazionale, invece, non c’è. Perché le opposizioni ci stanno creando più problemi che altro, persino destabilizzando il Paese come avvenuto con la storia della “non firma” del Mes».

Pd, Forza Italia e Renzi sono a favore dell’accesso ai prestiti del Meccanismo europeo di stabilità. M5s, Lega e Fratelli d’Italia no. Come mai?
«Io mi rifaccio al presidente del Consiglio che al momento è sostenuto da una maggioranza nota, e ha ribadito che il Mes è insufficiente. Non risponde alle esigenze dell’Italia e si presta a un dibattito che rischia solo di dividere l’Italia in tifoserie mentre noi dobbiamo pensare a che cosa serve all’Italia. Serve un credito che ha forti condizionalità nella restituzione e serve solo alle spese sanitarie? Non credo. Serve un forte supporto economico libero per far fronte a una grande crisi economica».

Non sarebbe opportuno fare ricorso a queste disponibilità economiche neanche se il concetto di spese sanitarie indirette, su cui si è trovato un accordo nell’eurogruppo, dovesse ricomprendere quelle necessarie per garantire condizioni di ripartenza in sicurezza delle attività economiche, magari tramite il finanziamento di interventi all’interno delle singole aziende?
«No perché c’è un forte problema nella restituzione di questi soldi. E’ un meccanismo che impone dei vincoli, scelti nel 2011 e approvati nel 2012 quando è noto chi era al governo, che abbiamo già visto in Grecia. Ci sono condizionalità che potrebbero andare a nostro sfavore. A noi servono altri strumenti e la soluzione c’è: sono gli eurobond. Il Mes serve a crisi economiche asimmetriche. Questa è crisi simmetrica. Quindi è inutile».

Come vede la convivenza tra gli italiani e il virus tra 6 mesi?
«E’ complicato fare ipotesi adesso perché si rischia di cedere alla fantasia. Però credo che dobbiamo convivere con questo virus sicuramente fino a fine anno, o alla scoperta vaccino, prevalentemente con il distanziamento sociale. Faccio l’esempio delle scuole. Probabilmente le classi potrebbero essere divise e ci potrebbero essere lezioni a turni la mattina e il pomeriggio. La nostra quotidianità cambierà ancora. Per fortuna abbiamo esperti e persone su tanti fronti che ci stanno dando una mano. Tutto il mondo sta affrontando lo stesso tipo di emergenza. Ci saranno tante novità».

Pensa che prenderemo il sole avvolti dal plexiglass? O rinunceremo alle vacanze come ha lasciato intendere il presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen?
«Von Der Leyen non vive in un Paese con tanti bei posti dove fare il bagno come il nostro (ride, ndr). Non sono drastica e non credo nemmeno che avremo il plexiglass sulle spiagge. Credo che dovremo affrontare l’estate in maniera diversa senza rinunciare alle vacanze. Se viaggiare all’estero, però, sarà complicato un minimo di relax penso che potremo godercelo».

Quanto la preoccupa la situazione nella sua Matera, dove al prevedibile calo di afflussi dovuti alla fine dell’anno da Capitale europea della cultura rischia di sommarsi lo stop prolungato delle attività turistiche?
«Dovremmo dirci, ed è una cosa che ho pensato subito proprio per Matera, che sarebbe stato molto peggio se questa situazione si fosse materializzata nel 2019. Perché non ci avrebbe permesso di festeggiare la Capitale europea della cultura. E’ chiaro che il settore turistico sta risentendo e risentirà maggiormente della crisi anche dopo la fine del lockdown. Su ristoratori e albergatori, per permettere loro di riaprire in tranquillità, dobbiamo intervenire con il decreto “aprile”. Altrimenti per città come Matera, che si basano molto su un tessuto sociale che vive attorno ai b&b e alle attività collegate, sarà dura e molto molto pesante».

Ha idea di quando si potrebbe tenere il turno di elezioni amministrative previsto per fine maggio, che interessa anche la sua Matera?
«Si parlava tra settembre e ottobre. Al momento queste sono le previsioni. Vedremo se confermarle o fare un’ulteriore proroga».

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