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Le donne che gestiscono il centro di Scanzano Jonico dal 2019

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SCANZANO JONICO – È attivo h24, anche in pieno lockdown, il Centro antiviolenza “Women’s Pil. Lab” di Scanzano Jonico, nato nel 2019 a sostegno e difesa delle donne vittime di violenza. Il centro, avviato con un progetto del Mpo dal primo lockdown nazionale, sta camminando grazie alla forza e alla buona volontà degli operatori della Cooperativa sociale “L’Arcobaleno” di Montalbano Jonico e l’associazione “Apav”.

«Il centro – ha dichiarato Anna Carone, presidente e consulente educativo della cooperativa sociale L’Arcobaleno – è operativo attraverso pagine social: il sito internet e su rete telefonica h 24, di ogni giorno feriale e festivo. Dalla prima richiesta di aiuto, si attiva il consulente, che dirige il primo intervento di aiuto e attiva il servizio di tutela legale e psicologica, rispettivamente, con l’avvocato Antonietta Pitrelli e la psicologa Stefania Albanese».

Tantissimi gli interventi effettuati anche in questi ultimi mesi, segnale di un problema che si fa sempre più diffuso ma anche evidente, in quanto oggi ci sono canali, a cui tante donne possono fare riferimento.
«In questi mesi -ha aggiunto Carone- siamo stati allertati direttamente dalle donne interessate, e molto spesso dalle istituzioni. Le restrizioni del lockdown, sebbene meno stringenti in questi ultimi mesi, non hanno assolutamente lenito il problema che si era messo molto in evidenza nella prima fase dell’emergenza nel 2020». Gli interventi sono strutturati in modo tale da mettere sin da subito in sicurezza la richiedenti aiuto.

«Le donne, molto spesso accompagnate da minori, vittime di violenza assistita -ha dichiarato Pitrelli- vengono seguite in tutta la fase della denuncia alle forze dell’ordine e alla magistratura e, subito dopo, si provvede a una loro sistemazione, attivando reti familiari se esistenti, o facendo rientrare nella propria dimora in sicurezza la vittima o, ancora, quando non è possibile un rientro nel proprio domicilio, provvedendo a un inserimento presso la struttura di accoglienza. In queste settimane sono più volte intervenuta su chiamata delle forze dell’ordine.

Nel caso del mio ultimo intervento, nei giorni scorsi, la donna, tra le altre cose, era affetta da Covid e oggi è ricoverata presso struttura sanitaria dove versa in serie condizioni, indice anche di uno stato di trascuratezza, in cui cade chi è vittima di violenza». Le richieste di aiuto, pur rientrando sempre in ambiti familiari, hanno però autori diversi, non solo mariti o compagni, ma anche figli e fratelli. Gli interventi si estendono in più aree della regione: dal Metapontino alla valle del Sinni o dell’Agri, anche paesi dell’entroterra dove non sempre i servizi sono attivi.

«Le donne -ha dichiarato la psicologa Albanese- arrivano stanche, prive di energia, deluse, con nessuna stima di loro stesse; spesso, si attribuiscono loro la responsabilità per quanto accade nelle mura domestiche e, la presenza di figli, ingenera anche un senso di colpa per non averli saputi tutelare. La situazione si è aggravata con le restrizioni nelle relazioni sociali imposte dal Covid, persino le reti familiari, lì dove ci sono, non sono più un riferimento. Il centro è sempre operativo con utenza telefonica 0835/593054.

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