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UN avversario da bloccare o eliminare anche «spaccandogli la testa in due». I contenuti dell’ordinanza del Gip sul caso-Pepe, fanno emergere ulteriori particolari sui tre episodi contestati all’ufficiale, ai suoi due agenti e a un dipendente comunale. L’impiegato, nonchè dirigente della Cisl- Fps viene definito “soggettone” e tenuto sotto controllo, verificandone orari di entrata e di uscita.

Giorgio Casiello diventa il nemico numero uno dell’ex comandante della Polizia municipale Franco Pepe dopo esserne stato ostaggio per «Coartare la volontà dei membri dell’amministrazione comunale di Matera, al fine di ottenere l’indebito vantaggio patrimoniale», come si legge ancora La grave inimicizia e conflittualità viene segnalata dal dipendente comunale al sindaco Adduce con una «Missiva depositata in data 3.06.2011» presso l’Urp di Matera nella quale, oltre a lamentare il demansionamento subìto con l’Ordine di servizio del 27 maggio 2011» sottolineava anche altri aspetti e si diceva disponibile ad essere trasferito ad altro settore. Un’opportunità che, in precedenti colloqui, viene prospettata a Casiello dall’assessore al turismo Elio Bergantino.

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L’iniziale disponibilità di quest’ultimo, però, comincia ad affrontare qualche impedimento perchè, in contemporanea l’indennità aggiuntiva prevista per il comandante Pepe non è stata ancora sbloccata. Casiello, dunque, deve rassegnarsi e viene trasferito alla discarica non prima di aver consegnato in tempo reale le chiavi del suo ufficio, i fascicoli e aver lasciato tutti gli strumenti informatici presenti nella stanza. Un “affronto” che sottolinea in una conversazione nella quale rivolgendosi ad un’altra persona dice: «Sono venticinque anni che lavoro in questa stanza, ci ho vissuto là dentro, praticamente sono riuscito a portarmi – conclude – a casa qualche effetto personale e qualche pratica sindacale che conservavo nell’armadio».

Per Giorgio Casiello è un colpo difficile da accettare. La conferma sta nelle parole con cui saluta al telefono l’assessore Sergio Cappella: «Ti chiamo dall’oltretomba». Il suo trasferimento ad altro settore, intanto, è definitivamente fermo come chiarisce la risposta del colonnello Pepe all’assessore Bergantino che propone al suo interlocutore: «..se lo mettiamo da qualche parte lì ai servizi sociali o al turismo…». La risposta perentoria dell’ex comandante è: «Va bene poi ne parliamo, daì». Le vessazioni nei confronti del circolo tennis, altro fatto contestato nell’ambito dell’inchiesta che ha condotto ai quattro arresti,, sono contenute in molte altre delle pagine dell’ordinanza del Gip tra cui balza agli occhi un particolare. «Era accaduto – si legge – che la pattuglia dei vigili urbani, ancor prima di intervenire presso il Circolo tennis, già conosceva gli aspetti che avrebbero dovuto essere esaminati e sanzionati evidentemente sulla scia delle specifiche direttive promanate dal comandante Franco Pepe, a conoscenza di tali aspetti in quanto fruitore abituale del circolo tennis e dirigente del Comune di Matera». Ai rapporti con la Marcosano srl da cui i coniugi Pepe avrebbero dovuto acquistare un immobile, si legge tra l’altro che Pepe aveva strumentalizzato «Il proprio ruolo e i propri poteri per compiere mediante controlli e verifiche il proprio avversario di turno». Il Gip prosegue e precisa che la condotta di Pepeè tale che «Abusando della propria qualità faccia leva su di essa, per suggestionare, persuadere o convincere a dare o promettere qualcosa allo scopo di evitare un male peggiore. In tale ipotesi – si legge ancora – la volontà del privato è repressa dalla posizione di preminenza del pubblico ufficiale il quale, sia pure senza avanzare aperte ed esplicite pretese operi di fatto in modo da ingenerare nel soggetto privato la fondata persuasione di sover sottostare alle decisioni del pubblico ufficiale per evitare il pericolo di subìre un pregiudizio eventualmente maggiore». A conferma che il potere di Pepe era rinomato da molti, il Gip scrive: «Donatello Marcosano dichiarava che taluni che egli aveva interpellato al fine di contrastare le condotte persecutorie poste in essere da Pepe, gli avevano consigliato di assecondare le pretese di Pepe e di concludere bonariamente il contenzioso civile in essere, così confermandogli l’esattezza del suo sospetto in ordine alla strumentalità dell’operato della Polizia Municipale finalizzato a farlo desistere dal resistere nell’azione giudiziaria». Antonella Ciervo

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