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MATERA – Nel triste quinto anniversario della morte della moglie, dovrà ripercorrere quei drammatici giorni. Così Giuseppe Valicenti, medico condotto di Policoro, lunedì sarà sentito dal giudice come teste chiave del processo ai medici che, secondo l’accusa, nel 2016 causarono la morte della moglie 56enne Cristina De Luca. Dopo 5 anni, è ancora la prima udienza davanti al giudice Danilo Staffieri del tribunale di Matera. Sul banco degli imputati ci sono tre medici, accusati di omicidio colposo.


Il 27 settembre di 5 anni fa, la donna morì per una grave e prolungata emorragia dopo 60 ore di agonia, in seguito all’impianto di un palloncino gastrico in una clinica privata di Roma. Sotto accusa il professor Alfredo Genco, luminare della Casa di cura “Paideia” di Roma, dove si effettuano questo genere di interventi, per favorire la perdita di peso. Valicenti ha seguito tutto il drammatico decorso post operatorio della donna. Gli altri due imputati sono il chirurgo Marco Settimelli dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Policoro e il radiologo Nicola Aiello dello stesso nosocomio. Genco è accusato di condotte “commissive”, mentre i due medici lucani “omissive”, per le presunte inadempienze in fase di soccorso, a seguito del forte malessere manifestato dalla donna, nelle ore successive alla dimissione dalla clinica con il rientro a Policoro.


Cinque anni, che finora hanno prodotto solo una richiesta di archiviazione nei mesi successivi alla morte, basata sulla prima relazione del medico legale, il professor Introna, il quale ha concluso che il decesso è stato causato dal palloncino, la cui immissione però sarebbe stata corretta, come pure sarebbe stato corretto l’operato dei medici di Policoro. Quindi, la difesa della famiglia della vittima ha presentato opposizione all’archiviazione, e sulla base della relazione del medico legale di parte Michele Strippoli, che individua precise responsabilità, il giudice l’ha accolta. Sotto il profilo penale si entrerà nel vivo solo adesso, con l’escussione di Valicenti, promotore dell’azione con uno dei figli e difeso dall’avvocato Emilio Nicola Buccico; il processo civile, promosso dall’altro figlio con l’avvocato Giuseppe Labriola, è fissato per il 3 dicembre.
Tutto è iniziato nel maggio del 2016, quando la signora De Luca, affetta da obesità patologica e artrite, è stata costretta a ricorrere a un intervento particolare ed innovativo, ma ormai quasi di routine: l’impianto di un palloncino gastrico, l’Elipse prodotto dalla multinazionale americana “Allurion”. La sua funzione è quella di inibire il senso della fame, aiutando a perdere peso. Il primo impianto, preceduto da regolare gastroscopia e firma del consenso informato da parte della paziente, è andato a buon fine; tanto che la signora De Luca ha perso 14 chili in tre mesi, evacuando regolarmente i residui del palloncino con le feci, come previsto dall’intervento. I guai sono iniziati a settembre, quando la donna ha deciso di impiantare un altro Elipse, fidandosi di Genco e memore della buona esperienza precedente. Il problema è che, questa volta, non sarebbe stata fatta la gastroscopia preventiva, nè avrebbe firmato il consenso informato. Il 24 settembre 2016 il secondo intervento, poi le dimissioni. Il calvario è iniziato dopo poche ore, perchè la donna ha iniziato a vomitare in modo incoercibile, senza poter nè mangiare, nè bere. Allora Valicenti ha iniziato a contattare Genco, che parlava di un “normale decorso”, quindi di non preoccuparsi. Sono passate 60 ore, tra telefonate e contatti whatsapp con il medico, finchè Genco non ha deciso di fissare un appuntamento per il 27 settembre, allo scopo di estrarre il palloncino. La donna nel frattempo peggiorava, quindi Valicenti l’ha ricoverata all’ospedale di Policoro, da dove dopo alcune cure con un lieve miglioramento, è stata dimessa. Quindi la tragedia: Cristina è morta nella notte tra il 26 ed il 27 settembre (il giorno dell’intervento a Roma), per la rottura dei vasi gastrici.

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