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MATERA – La legge sull’interruzione volontaria di gravidanza è stata approvata il 22 maggio 1978 e confermata dal referendum del maggio 1981 e prevede, tra l’altro che possa «La donna possa ricorrere alla interruzione volontaria di gravidanza in una struttura pubblica nei primi 90 giorni di gestazione». La stessa legge 194 istituisce «I consultori come istituzione per l’informazione delle donne sui diritti e servizi a loro dovuti». Elementi che a Matera, secondo quanto denunciato al Quotidiano del Sud dalla presidente del Collettiodonnematera, Chiara Prascina, non valgono per garantire questo servizio alle donne della città e della provincia che scelgono di interrompere la gravidanza.

Il consultorio di Matera rinvia infatti a Potenza. La notizia e l’allarme lanciati dal Quotidiano del Sud non potevano non provocare reazioni. Scrive infatti la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, Carmela Carlucci. «Fa male constatare che nella nostra Basilicata la donna debba ancora faticare per esercitare la piena sovranità sul proprio corpo. Non elemosiniamo aiuto – prosegue – esigiamo il rispetto del nostro corpo nonché di una legge faticosamente ottenuta, dopo anni di mammane, ferri da calza, violenze, abusi, infezioni e morti. Bisogna intervenire immediatamente». La Carlucci chiede che le istituzioni affrontino questo tema in modo collettivo. « Su questo mi aspetto la repentina mobilitazione da parte di tutte le Istituzioni lucane – aggiunge infatti – Sono passati pochi giorni dalle celebrazioni dell’8 marzo – dice – e io torno a dire che la donna va rispettata e non celebrata come se fosse una specie animale in estinzione».

Su questa vicenda è intervenuto con una nota anche il capogruppo consiliare di Fratelli d’Italia, Giovanni Vizziello: «E’ paradossale che a ben 43 anni dall’approvazione della legge 194/78 sull’interruzione volontaria di gravidanza, le donne della provincia di Matera siano costrette a rivolgersi alle strutture sanitarie della provincia di Potenza, o di altre regioni, per usufruire di una prestazione essenziale, svuotando nei fatti il contenuto di una legge che ha rappresentato una svolta epocale nel riconoscimento della libertà di scelta delle donne».

Il consigliere richiama anche un altro aspetto su cui è necessario intervenire: «Altrettanto auspicabile è assicurare il ripristino della partoanalgesia, ossia del cosiddetto parto indolore, che qualifica positivamente l’offerta formativa dell’Asm e rappresenta un freno alla mobilità sanitaria delle partorienti della provincia di Matera verso i punti nascita delle regioni limitrofe».
Diventa fondamentale, dunque, che venga fatta chiarezza su un servizio negato alle donne di Matera e della provincia e su cui è necessario intervenire in modo concreto e veloce evitando ulteriori complicazioni legate anche alle limitazioni negli spostamenti imposte dal Covid.

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