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FERRANDINA (MATERA) – «Fare impresa al Sud è sempre più difficile».
È il pensiero di un giovane imprenditore di Ferrandina, Benedetto Auletta, che nonostante abbia avviato un’azienda innovativa ed altamente tecnologica, ha dovuto combattere contro una burocrazia schiacciante prima, per poi continuare con costi di gestione alti, per la parte interessi bancari, fino a toccare le difficoltà più semplici quali l’allaccio delle utenze.
Le belle parole come start up, tecnologia e innovazione, e un futuro al Sud per i giovani, creano solo speranze e aspettative perché oggi a fare impresa al Sud diventa sempre più impegnativo e dispendioso anche per la carenza di infrastrutture e collegamenti. L’azienda del trentunenne Benedetto Auletta, la “Future Label”, è un etichettificio che opera nella zona industriale di Ferrandina, partita con un piccolo contributo, in rapporto all’intero importo speso, del bando “Io Resto al Sud”.
«L’idea è nata circa due anni fa – ci ha spiegato Auletta – alla “Labelexpo Europe di Bruxelles”. Io e mio padre abbiamo visitato lo stand Omet e nel giro di una settimana, siamo stati contattati con una proposta che ha permesso la nascita della Future Label. La strada, però, era ancora in salita, come per tutte le start up; soprattutto al Sud, è difficile trovare chi ti dia fiducia, abbiamo avuto difficoltà perfino con la linea telefonica, l’allaccio idrico e la corrente. Spesso si parla di incentivare i giovani, ma pochi sono disposti a farsi carico del rischio. A novembre abbiamo trovato finalmente degli investitori e da marzo 2019 Future Label è attiva. Mio padre ha un’esperienza trentennale nella stampa etichette, aveva una ditta in proprio, ora la sua azienda ha chiuso, aveva macchinari vecchi e non poteva offrire la qualità e l’innovazione su cui io sto puntando con Future Label». Intanto Benedetto ha una laurea in Economia e commercio ed ha fatto qualche anno di esperienza in un’altra azienda, prima di avviare la sua attività. I settori sono alimentare, farmaceutico, cosmetico, in parte vinicolo.
«L’etichetta – ha concluso il giovane imprenditore – sarà sempre presente sul mercato, ma non sarà più una classica etichetta. L’innovazione è sempre più veloce, non solo nei materiali ma anche nella struttura dei prodotti: si parla già, ad esempio, di microchip incorporati. Voglio essere un fornitore stimolato nel provare cose nuove per migliorare l’offerta. L’attenzione va mantenuta alta sui cambiamenti di mercato, e so che posso contare su Omet per l’assistenza sui materiali e per un aiuto in qualsiasi altra necessità. Il mio sogno, se avrò anche l’appoggio delle istituzioni, è far crescere il mio etichettificio fino a creare un polo di produzione locale, per creare lavoro nella nostra regione».
Infine l’appello alle Istituzioni regionali per un sostegno reale ed immediato alla imprenditoria giovanile. «Mi piacerebbe -ha concluso Benedetto- scegliere il Sud per gli approvvigionamenti, creare un deposito, insomma creare lavoro. Mi devo impegnare a crescere perché se cresco io, cresce anche ciò che ho intorno».

Giovanni Spadafino

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